Sarà la prima uscita ufficiale del neo ministro dell'Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico del Politecnico di Torino fissata per domani mattina alle 11 nell'aula magna di corso Duca degli Abruzzi.
Un momento-chiave tra una città che cambia pelle, un'azienda storica come FCA alle prese con un nuovo matrimonio "alla francese" e un progetto dalle potenzialità enormi - ma dalle scarse risorse economiche, al momento - come il Manufacturing center di Mirafiori.
Quello di domani sarà però anche un momento che si vuole proporre come lo specchio di un'istituzione che ha solide basi, ma che è sempre più convinta a cambiare, per stare al passo con un pianeta e una società che si muovo a velocità ancora più sostenuta. "Non ci possiamo più adagiare sul nostro prestigio e sul passato - dice il rettore Guido Saracco - e dobbiamo essere attori nuovi della società. Ecco perché abbiamo modificato il modo in cui si formano gli studenti nelle nostre aule, fornendo loro anche competenze meno scientifiche ma più legate alla società. Il tutto in collaborazione con l'Università di Torino".
I numeri parlano di 35.700 studenti, suddivisi in 53 corsi tra i due livelli di formazione, 16 corsi di dottorato (per 800 dottorandi), 6700 studenti stranieri (pari al 16% del totale) provenienti da 115 Paesi e 76 milioni di euro ricevuti per 119 progetti del programma europeo Horizon 2020, mentre i brevetti depositato sono stati 784 e gli spin off che hanno preso avvio sono stati 60.
Il 2020 dovrebbe portare novità tangibili come il raddoppio delle challenge, progetti in collaborazione proprio con le aziende, così come aumenteranno le classi "problem-solving", didattica innovativa e trasversale tra i vari dipartimenti che potrebbe trovare spazi della ex caserma Lamarmora, oppure nelle ex carcere Le Nuove. Senza perdere d'occhio Torino Esposizioni, anche se al momento si è in fase di studio. "Poi vorremo valorizzare il brand I3P, l'incubatore, in un'ottica di collaborazione e alleanza con gli altri atenei del Nord Ovest: ne abbiamo già parlato con l'Università di Genova", assicura Saracco.
Resta di grande attualità il concetto dell'Università-piattaforma, aperta non solo alle persone, ma anche alle necessità delle aziende. Così come conferma la crescita costante dell'Incubatore della Cittadella, attivo ormai da vent'anni (e considerato il migliore al mondo) e le nuove partnership messe in campo o in cantiere. "Con l'ultimo accordo con Eni, senza precedenti per tipologia e investimenti - dice Saracco - vogliamo continuare a costruire percorsi di sviluppo e di accompagnamento, come conferma l'intenzione di un grande marchio oil & gas di riconvertirsi alle energie rinnovabili".
L'intreccio tra tecnologia e società resta la chiave di lettura, come già accaduto con il Festival della Tecnologia nei mesi scorsi. "Non una dimostrazione o un confronto muscolare, ma serve un confronto ragionato sugli effetti e le applicazioni", sottolinea Saracco. E sempre più peso ha l'attenzione per la sostenibilità e il green. Non per nulla a tenere la lectio magistralis è stato chiamato Enrico Giovannini, portavoce dell'Asvis, Alleanza italiana per lo Sviluppo sostenibile.
Un indizio che può essere da esempio e stimolo per tutta la città. "Si può cambiare pelle, ma è necessario mettere a contatto competenza e conoscenza. Torino può replicare qui quello che è capitato a Pittsburgh, Berlino, oppure Coventry e Londra. Il momento è adrenalinico, ma siamo convinti che la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta".
La presenza del ministro sarà anche l'occasione per chiedere un supporto, in questo cammino non banale. "Al ministro chiederò investimenti sul corpo docente e sulle infrastrutture del mondo universitario, perché altrimenti si rischia un super lavoro non più sostenibile e il conto rischia di pagarlo tutta l'economia - continua Saracco -, ma non a pioggia, bensì a progetto, ponendo l'accento proprio sul loro impatto sociale". Senza dimenticare un aspetto molto torinese, cioè quello del Manufacturing center: "Hanno preso degli impegni sull'area di Mirafiori e chiedo che tengano fede, anche se so che si stanno impegnando".
"D'altra parte, se vogliamo essere attrattivi nell'ambito della fusione tra FCA e Psa, cosa possiamo proporre di meglio che un luogo in cui si faccia davvero ricerca come l'ex area di Tne? Noi siamo a livello decisamente più avanzato rispetto ai francesi, ma siamo sotto utilizzati rispetto a quello che fanno loro. Ecco perché bisogna creare un ambiente adatto, complessivo, per avere un vantaggio competitivo di prospettiva".