Un cittadino su dieci, in Europa, è immigrato, ovvero è nato al di fuori dei confini dove vive. Un dato che sale al 12% tra i 12 membri più antichi dell'Unione Europea, ma in questo contesto l'Italia si colloca al di sotto della media continentale. Lo racconta il quarto Rapporto annuale dell'osservatorio Migrazioni realizzato dal Centro studi Luca d'Agliano e dal Collegio Carlo Alberto di Torino, a cura di Tommaso Frattini con Pietro Campa. "Il rapporto ci dà una prospettiva sul ruolo degli immigrati mettendo a confronto vari Paesi europei - dice Giorgio Barba Navaretti, vicepresidente del Collegio Carlo Alberto e direttore scientifico del Centro studi D'Agliano - ed è frutto di un lavoro molto meticoloso".
La concentrazione degli immigrati varia non solo da Paese a Paese, ma anche da regione e regione all'interno dello stesso Paese. E il Nord Italia, Piemonte e Torino compresi, rimane decisamente al di sotto dei territori più interessati dai flussi migratori: Londra (anche se ormai è fuori dalla Ue), ma anche i Paesi Scandinavi o quelli dell'Est, come Romania o Ungheria. E 8 migranti su 10 sono da oltre cinque anni nel Paese in cui risiedono. In Italia addirittura solo uno su dieci è arrivato da meno di dieci anni. Questo nonostante la cronaca e il dibattito politico quotidianamente si concentri intorno a flussi e "invasioni".
Ancora, oltre il 50% degli immigrati, in Europa, sono europei. E in Italia questo numero è ancora più alto. Peraltro con livelli di istruzione assolutamente simili rispetto ai "nativi": in Italia ci sono gli immigrati meno "qualificati" di tutta Europa, ma gli stessi italiani hanno gradi di istruzione molto bassa, rispetto al resto del vecchio continente.
Scorrendo le cifre, poi, si scopre anche che - nonostante un grado di scolarizzazione quasi uguale -, in media gli immigrati hanno un 10% di possibilità in meno di trovare lavoro rispetto ai nativi. Ma questo non vale per l'Italia, dove il differenziale tra le due categorie è minimo, rispetto ad altri Paesi. In compenso, la probabilità di approdare a occupazioni a reddito più basso e meno qualificate è decisamente più elevata per chi arriva da un altro Paese.