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Attualità | 23 febbraio 2020, 07:00

Malati nelle carceri, ecco la situazione in Piemonte. L'appello del sindacato Polizia Penitenziaria: "A rischio sia i detenuti che il personale"

Le cifre indicano nella nostra regione che le patologie spaziano da quelle cardiologiche a quelle dermatologiche, senza dimenticare le malattie mentali, la malnutrizione o il diabete. E poi resistono le piaghe di Hiv ed Epatite C

Malati nelle carceri, ecco la situazione in Piemonte. L'appello del sindacato Polizia Penitenziaria: "A rischio sia i detenuti che il personale"

Due detenuti su tre sono malati, tra i 25mila e i 35mila sono affetti da Epatite C, in aumento gli Hiv positivi (6.500) e tubercolosi, almeno un migliaio i detenuti con problemi mentali nelle celle di istituti normali e 1200 in istituti specifici. Sono questi in sintesi i dati del dossier che il Sindacato Polizia Penitenziaria ha consegnato nell'incontro al Ministero della Salute dedicato ai problemi della sanità penitenziaria. E che vanno a sommarsi ai casi di suicidio dietro le sbarre e alle difficoltà per chi deve vigilare sui detenuti a seguito delle carenze di personale. 

Per quanto riguarda il Piemonte, i numeri della ricerca dicono che sono 324 le persone affette da piaghe da decubito o malattie dermatologiche, mentre altri 254 manifestano malattie renali o dell'apparato urogenitale. Sono 224 le persone affette da malattie neurologiche o del sistema nervoso centrale, mentre 193 sono affette da malnutrizione, 181 da diabete, 155 da anemia (o simili), 132 da cardiopatie ischemiche, mentre 89 mostrano una cardiopatia organica. E non mancano le vasculopatie periferiche (128 casi) e le malattie endocrine (100).

"Questi dati – commenta Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria S.PP. - sono allarmanti e mettono a rischio la salute dei detenuti e del personale penitenziario. Il carcere è territorio tra infettivologia e psichiatria con i continui casi di suicidio ed autolesionismo. Ci associamo all'appello dei medici per un piano straordinario di prevenzione delle malattie infettive che coinvolga il personale in servizio. Pertanto è indispensabile per queste categorie di detenuti una carcerazione diversa in strutture specifiche che si occupino di curare prima di ogni cosa. Non si può sottovalutare – aggiunge – che la situazione in tutte le carceri è diventata esasperante per il personale che specie per il sistema “celle aperte” non è in grado svolgere il suo lavoro e non ha alcuno strumento di prevenzione per la salute." 

"È ancor più intollerabile – continua Di Giacomo – che si parli solo ed esclusivamente di assicurare i LEA (Livelli essenziali di assistenza) ai detenuti escludendo il personale penitenziario, continuando a sottovalutare i rischi". Così come si "dovrebbe riaccendere l'attenzione su un problema che abbiamo sollevato da troppo tempo sempre inascoltati: solo l'1 per cento delle violenze sessuali in cella viene denunciato, con i più deboli costretti a pagare l'assenza di misure di tutela personale".

redazione

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