Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, la sindaca di Torino Chiara Appendino, la sua vice Sonia Schellino, il presidente della Circoscrizione 7 Luca Deri ma anche gli assessori regionali Chiara Caucino ed Elena Chiorino e quelli comunali Antonietta Di Martino e Marco Giusta: sono questi i nomi a cui è indirizzata una lettera sottoscritta da quasi 400 genitori di bambine e bambini iscritti all'Istituto Comprensivo Ricasoli di Torino, attivo nei quartieri Vanchiglia e Vanchiglietta, per chiedere misure urgenti per la scuola.
Alle istituzioni viene rimproverato un eccessivo immobilismo: “A fronte – si legge nel documento - dell’impegno delle famiglie e delle insegnanti, abbiamo amaramente constatato un preoccupante disinteresse delle istituzioni nei confronti dei più piccoli, scomparsi dall’agenda politica e dimenticati dai discorsi pubblici del Governo. Bambine e bambini sono chiuse in casa da ormai due mesi, e ora ci troviamo di fronte ad una situazione in cui non abbiamo una prospettiva certa di rientro a scuola, alla socialità e ad una qualche forma di normalità”.
Le motivazioni profonde che hanno portato alla redazione della lettera sono illustrate da Sara, una delle mamme firmatarie: “Le problematiche - spiega – sono comuni a molte famiglie: con il lockdown, molti di noi si sono ritrovati senza lavoro o trasformati in tuttofare a causa dello smart working. Tutto questo non ha fatto che alzare il livello di tensione, con i bambini chiusi in casa e isolati rispetto al gruppo dei pari; questa situazione è particolarmente evidente su chi frequenta le elementari e che, a differenza degli adolescenti, non si approccia allo studio in modo autonomo”.
Uno degli altri punti “caldi” è quello della didattica a distanza, considerata tutt'altro che “democratica”: “Per quanto i maestri - prosegue Sara – si siano attivati, questa modalità resta limitata e non sufficiente a portare avanti un progetto didattico che vede nelle relazioni con compagni e insegnanti un elemento fondamentale. Questo aspetto, inoltre, contribuisce a mettere in difficoltà chi continua a lavorare fuori casa, oltre ad accrescere lo svantaggio socio-economico con le famiglie che, ad esempio, non hanno pieno accesso alle tecnologie”.
Nella sua conclusione, la lettera chiede prima dell'estate soluzioni per tutti gli alunni, un tavolo di discussione e programmazione con i genitori stessi, il coinvolgimento di figure professionali in grado di “accogliere e sostenere il disagio vissuto in questi mesi” per scuole e centri estivi, la riapertura in sicurezza degli spazi interni ed esterni a settembre e una più generale “ripartenza” dai bisogni e dalle necessità delle bambine e dei bambini.