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Eventi | 22 luglio 2020, 11:20

Il Parco Arte Vivente promuove la ricerca digitale: "Interroghiamo l'ambiente dopo la pandemia"

Lanciato il progetto Pando, che prevede la pubblicazione sul web delle ricerche di giovani artisti, come alternativa alla frequentazione fisica del museo

Il Parco Arte Vivente promuove la ricerca digitale: "Interroghiamo l'ambiente dopo la pandemia"

Un progetto collettivo di produzione ed esposizione di pratiche artistiche all'interno dell'ambiente digitale, dall'estate fino all'autunno inoltrato. E' Pando, la nuova idea partorita dal sempre florido Parco Arte Vivente di Torino, con il sostegno di Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Regione Piemonte e Città di Torino, per rendere pubbliche in forma seriale, ma con cadenza non necessariamente regolare, le ricerche di giovani artisti, in particolare Marina Cavadini, Gaetano Cunsolo, Edoardo Manzoni, Isabella Mongelli, Isamit Morales, Valentina Roselli, Stefano Serretta, The Cool Couple e Natália Trejbalova.

"Nel corso degli ultimi mesi - spiegano dal PAV, diretto da Piero Gilardi - il sistema dell'arte si è speso nella sperimentazione di spazi di produzione e diffusione culturale in cui il rapporto con il pubblico si risolve nella distanza. È stata una delle sfide che il nostro settore ha dovuto affrontare in relazione alle urgenze poste dalla situazione corrente".

L'idea di Pando nasce alcuni mesi fa. Dal latino “estendersi”, è il nome adottato dal botanico Michael C. Grant e da un gruppo di studiosi dell'Università del Colorado per battezzare un bosco negli Stati Uniti d'America, costituito da un unico genet maschile (gruppo di individui geneticamente identici) di pioppo tremulo americano. Questo significa che tutte le ramificazioni del bosco fanno in realtà parte dello stesso organismo vivente, il cui massiccio sistema di radici è annoverato tra i più antichi organismi viventi al mondo, con un'età di circa 80.000 anni.

"Abbiamo preso in prestito il nome di questo antichissimo genet - raccontano gli ideatori -, affascinati dall'idea di un organismo che si accresce mediante la ripetuta produzione di moduli a formare una struttura ramificata, complessa e difficilmente prevedibile, che nasconde un sistema di radici solido, comune e condiviso pur manifestandosi come molteplicità".

Alla base del progetto non c'è la mera intenzione di traslare in un contesto virtuale lavori pensati per lo spazio fisico, ma, al contrario, sviluppare una ricerca o declinare nuovi aspetti di una già esistente giocando con formati fruibili online – podcast, gif, brevi video in stile YouTube, pdf scaricabili e molto altro ancora.

"Pando - raccontano - non vuole essere un'alternativa alla frequentazione dello spazio fisico del PAV, che, anzi, ha da poco riaperto i cancelli al pubblico, ma un percorso espositivo virtuale in itinere a sé stante".

Una commistione ibrida, quindi, che contiene e amplifica, valorizzandole, le singole potenzialità di un museo già di per sé unico nel suo genere. Che si ripromette di accogliere nuovamente il festival per artisti emergenti Teatrum Botanicum, la cui sesta edizione sarà rimandata al 2021, in ottemperanza alle norme vigenti per l'emergenza sanitaria. "

"Abbiamo deciso - spiegano ancora dal PAV - di non limitarci a spostare il festival online, ma riformulare la nostra attenzione per il panorama dell'arte italiana emergente tramite un progetto completamente diverso. Le tematiche affrontate rimandano alla domanda alla base della manifestazione: come ci si può relazionare all'ambiente, non potendo definirlo in senso univoco?".

Una questione acuita dalla recente pandemia, che ha richiesto un ulteriore sforzo immaginativo, muovendoci prettamente nell'habitat domestico e concependo l'esterno come un pericolo. 

"Si conferma l'incredibile attualità delle domande che da anni ci poniamo: come affrontare le molteplici forme di violenza contro l'ambiente e le persone che lo abitano, dagli atti intenzionali – veri e propri fascismi persistenti – a tutte le ineguaglianze che, troppo spesso invisibili, agiscono sul piano sistemico? E come farlo partendo da quei microcosmi che sono gli spazi dedicati alla produzione artistica e alle pratiche espositive, specie quando queste si traslano nello spazio virtuale?". Ed ecco che con Pando si cerca di innescare un processo di apprendimento collettivo duraturo nel tempo, in cui le diverse linee di ricerca proposte si intersechino le une con le altre.

Tra le tematiche affrontate nel progetto - fruibili online sul sito del PAV ogni mercoledì - compaiono riflessioni sui codici degli spazi che abitiamo e sul modo in cui la vegetazione viene in essi inglobata e codificata; rielaborazioni di topói e costrutti culturali relativi al nostro rapporto con la natura e l'animalità; un'elaborazione sonora sinestetica relativa alla nostra percezione dell'ambiente, anche da un punto di vista fisico, fortemente legato al corpo; e persino il "poema eroicomico" di un animale estinto, in attesa di rifare la sua comparsa sul palcoscenico delle specie esistenti. 

Manuela Marascio

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