Ricominciare da dove ci è fermati mesi fa, per guardare avanti e immaginare un futuro diverso. Prenderà ufficialmente il 1° ottobre, a San Pietro in Vincoli, la nuova stagione 2020/21 di Fertili Terreni Teatro, la vivace realtà nata nel 2018 dalla volontà di ACTI Teatri Indipendenti, Cubo Teatro, Il Mulino di Amleto e Tedacà, che fonde, in un’unica formula, diversi artisti e organizzazioni favorendone l’interazione costante con il territorio.
La prima parte del cartellone terminerà a dicembre (in attesa di programmare il seguito in base alle nuove normative per lo spettacolo dal vivo e l’andamento dell’emergenza Covid): comprende 20 opere di drammaturgia contemporanea, interamente dal vivo. Con una novità: gli spettatori avranno la possibilità di decidere quanto pagare il proprio biglietto d’ingresso. Un’iniziativa nata con l’intento di agevolare l’accesso ai teatri anche a coloro che si trovano in difficoltà economiche a causa dell’attuale crisi, e che si inserisce nel percorso di accessibilità già avviato lo scorso anno con il “biglietto sospeso”. Inoltre, grazie alla collaborazione con l’associazione Torino + Cultura Accessibile, alcuni spettacoli saranno sovratitolati e accompagnati da audio descrizione, per essere compresi da disabili sensoriali, cognitivi e da chiunque abbia difficoltà di apprendimento linguistico.
“Sappiamo bene quanto il lockdown sia stato particolarmente pesante per i teatri e gli artisti singolarmente - ha esordito Beppe Rosso, direttore di ACTI Teatri Indipendenti -, ma c’è da dire che già prima la situazione non era particolarmente florida. A Torino si registra da sempre la mancanza di funzioni chiave per il sistema, che armonizzino le piccole, le medie e le grandi imprese teatrali. Pensiamo che quindi che la ripresa sia fondamentale non solo per la cultura, ma per lo sviluppo stesso dell’Italia intera”.
“Ora in tanti parlano di ricominciare, ed ecco che noi abbiamo intitolato la nostra stagione Re-play, con due accezioni. Quella di tornare a giocare, utilizzando un verso che in inglese indica anche il recitare, e quella di riavvolgere il nastro e riascoltarci esattamente da dove ci eravamo fermati. Un aspetto positivo del lockdown è stato sicuramente la riscoperta del tempo a disposizione, che ci ha dato l’opportunità di sperimentare mettendo in campo tante idee diverse. Che nei prossimi mesi coinvolgeranno attivamente il pubblico”.
Fulcro della stagione è quindi la sperimentazione, declinata in diverse modalità.
Per ACTI Teatri Indipendenti la sperimentazione prende la forma di uno spettacolo seriale: Radio International, diventato in cinque puntate durante il lockdown e allestito con prove a distanza su Zoom. Ogni puntata è una storia a sé e tutte insieme raccontano la trasformazione di un’emittente radiofonica e il dramma di un Paese che fatica ad aprirsi all’integrazione e alla solidarietà, mentre lentamente si consuma la tragedia dei migranti. Una commedia tragicomica che sperimenta un rapporto diverso col pubblico e parla dell’oggi affrontando soprattutto la responsabilità che riveste l’informazione. Aprirà la stagione il 1° ottobre a San Pietro in Vincoli; ogni puntata sarà replicata per tre giorni, fino alla fine del mese.
Cubo Teatro, diretto da Girolamo Lucania, si concentrerà sulla valorizzazione degli spettacoli del territorio attraverso l'incubazione di alcune realtà della città. Le compagnie ospiti potranno giovare di un periodo di autentica residenza artistica in sede, interagendo con tutto lo staff per la messa in scena delle performance. Proseguirà inoltre, il progetto “Theatre On Call" di performance dal vivo digitali, con la realizzazione di “How Long Is Now”, progetto artistico a lunga scadenza che andrà in scena dal 16 al 20 dicembre con il primo studio. Adam non è mai uscito di casa dopo il lockdown. Eva è un medico che ha vissuto la pandemia in trincea. Ora si può tornare alla normalità, riprendere le relazioni. Ricominciare. Ma per Adam no. In una videolettera spiega a Eva quali sono le ragioni della sua scelta. Ben presto i ricordi affiorano. E con essi le radici di una storia, un’illusione che prima o poi mostrerà i suoi artigli.
“Se ti chiederanno cosa facciamo, tu rispondi noi ricordiamo” così scriveva Ray Bradbury nel capolavoro Fahrenheit 451, da cui parte il principale progetto della compagnia Il Mulino di Amleto (co-diretta da Marco Lorenzi e Barbara Mazzi): Fahrenheit #ArtNeedsTime, è un percorso artistico per spettatori che unisce letteratura, teatro, nuove tecnologie e nuovi supporti. Ogni artista dell’ensemble lavorerà a un romanzo “iconico” da lui scelto, seguendo come traccia di lavoro la domanda “Perché questo libro non deve essere dimenticato?”. Da questa scelta verranno sviluppate circa sette performance, della durata variabile, realizzate con linguaggi teatrali e codici diversi. Il progetto prevede la partecipazione attiva dello spettatore in un modo totalmente innovativo con l’aiuto della tecnologia digitale e con azioni concrete che possano riavvicinare lo spettatore al teatro come spazio. Le giornate di prove, in totale sicurezza, saranno sempre aperte al pubblico.
Infine, molti i tasselli della sperimentazione di Tedacà al Teatro Bellarte. A cominciare dalla “Bonus track”: le compagnie sono state chiamate a produrre un video, fruibile su piattaforme web e social, che integri e aggiunga ulteriori suggestioni rispetto alla dimensione che avverrà dal vivo. Il “Passo a due” prevede invece che, in apertura delle serate, artisti afferenti a discipline diverse dal dramma (un illustratore, un producer musicale, una cantautrice e una ballerina) propongano un’ouverture di 10/15 minuti all'opera che andrà in scena. Rivoluzionata anche l’accoglienza del pubblico: quest’anno verrà infatti utilizzato lo spazio esterno per momenti di incontro e confronto con gli artisti, e in sala i vuoti lasciati liberi dalle sedie saranno riempiti da piccoli tavolini dove poter appoggiare un bicchiere di vino durante lo spettacolo.