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Economia e lavoro | 14 dicembre 2020, 13:53

Coronavirus, la "stretta" di Natale toglie il fiato ai commercianti torinesi: "No a ulteriori provvedimenti"

Coppa (Ascom) e Banchieri (Confesercenti) hanno scritto al prefetto Palomba, ma anche alla sindaca Appendino e al governatore Cirio: "Anche la gente potrebbe non capire e mostrare segni di insofferenza". "Sarebbe inaccettabile". Perplessi anche gli artigiani

Coronavirus, la "stretta" di Natale toglie il fiato ai commercianti torinesi: "No a ulteriori provvedimenti"

Sono passate poche ore, dalla replica di un film già visto: ancora una volta un "passaggio di colore" domenicale (era già successo dal rosso all'arancione, un paio di settimane fa) e ancora una volta tanti torinesi che si sono riversati in strada, soprattutto in centro, per riassaporare quel gusto di libertà che le restrizioni anti-Covid stanno ormai togliendo da quasi un anno.

Ma di fronte alle foto e alle riprese video di quelli che sono inevitabilmente assembramenti (anche se ormai le mascherine sono estremamente diffuse) ecco che le istituzioni nazionali tornano sulle barricate e - soprattutto a livello nazionale - pensano a nuove restrizioni per il periodo di Natale, più severe anche di quelle contenute nell'ultimo Dpcm presentato dal premier Giuseppe Conte pochi giorni fa.

Un'ipotesi che - più delle temperature di dicembre - scatena i brividi lungo la schiena ai commercianti torinesi. E così la presidente di Ascom Torino e provincia, Maria Luisa Coppa, ha scritto al prefetto di Torino, Claudio Palomba e per conoscenza alla sindaca Chiara Appendino e al governatore del Piemonte, Alberto Cirio. "Se fossero previste ulteriori misure restrittive nel corso delle festività natalizie si creerebbe non solo un gravissimo danno economico per gli operatori del Commercio e della Somministrazione, ma anche insofferenza nella popolazione”, sottolinea la numero uno della sigla di categoria".

"Gli episodi di assembramenti nel Centro di Torino ci hanno indotto a riflessioni non solo su aspetti di ordine economici, ma soprattutto su alcuni risvolti sociali - prosegue - si tratta di episodi che sembrano indurre la politica ed il collegio degli scienziati ad introdurre nuove strette nella mobilità e nell’accesso a locali e negozi nei giorni delle festività. Si verrebbe a creare una situazione che dal punto di vista degli operatori commerciali costituirebbe un nuovo lockdown, il terzo, peraltro inaspettato, con un danno economico per molti, irreparabile".

"D’altra parte ed è ciò che temiamo maggiormente - prosegue Coppa - si potrebbe ingenerare un’insofferenza tra la popolazione sempre più difficilmente gestibile, anche perché motivata dalla incomprensione che molti avrebbero nel dover nuovamente adottare misure restrittive, quando sia la politica sia la scienza avevano studiato e definito questo modello di gestione dell’emergenza, supportando le scelte da indicatori ed analisi di modelli matematici".

“Temiamo che le nuove misure restrittive che nella giornata di oggi potrebbero essere adottate - è la sintesi del pensiero di Ascom Torino - possano generare insofferenza e disordini non solo tra gli operatori economici, ma in generale nella popolazione. Per questo siamo a richiedere un’estrema attenzione nel valutare i segnali del territorio, per ricercare le soluzioni migliori, da trasmettere nel modo più opportuno ai decisori nazionali, alle imprese e alla popolazione”.

Stessa lunghezza d'onda anche per Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti: "Sarebbe inaccettabile: i pubblici esercizi in Piemonte hanno ripreso soltanto ieri e soltanto parzialmente la loro attività; gli altri settori, in attività da più tempo, stanno faticosamente tentando di rialzarsi. Ancora una volta si tende ad additare il commercio come il maggiore (se non l'unico) responsabile dell'emergenza sanitaria. Ma ciò non ha fondamento".

"Vogliamo ribadire una convinzione che abbiamo più volte espresso in varie sedi - aggiunge - la stragrande maggioranza degli operatori rispetta i protocolli di sicurezza e non è certo all'interno dei locali pubblici e degli esercizi commerciali che si riscontrano le difficoltà: se si verificano problematiche legate agli assembramenti, esse non nascono certo all'interno delle attività commerciali. Operare in sicurezza si può e si deve: ormai ne va della sopravvivenza stessa delle aziende del settore; senza contare i pesantissimi contraccolpi sul piano occupazionale".

Perplesso anche il mondo artigiano, come conferma il segretario regionale di Cna, Filippo Provenzano: "Non si prendano decisioni frettolose in merito a nuove restrizioni. Il Piemonte, sulla base dei dati in costante miglioramento, è passato in cinque settimane da zona rossa a zona gialla". "A sole 24 ore dall’entrata in vigore delle aperture previste in zona gialla - aggiunge - mi chiedo come si faccia già a lanciare nuovamente un allarme. Si intensifichino i controlli per il rispetto delle misure di contenimento per il Covid, ma non si facciano cadere in fibrillazione le attività artigiane e commerciali che si sono appena riattivate organizzandosi e investendo. E che continuano ad operare in sicurezza”.

Massimiliano Sciullo

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