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Economia e lavoro | 11 luglio 2019, 07:00

Torino: i numeri di un avvio di stagione da incubo

Da oltre un anno a questa parte, i tifosi granata sembrano essere piombati in un incubo

Torino: i numeri di un avvio di stagione da incubo

Da oltre un anno a questa parte, i tifosi granata sembrano essere piombati in un incubo, il cui risveglio, in grado di far presumere che quanto vissuto sia solo il frutto di una fantasia non corrispondente alla realtà, pare lungi dall’essere concretizzato. Se dopo la scorsa stagione, conclusa con una salvezza quanto mai faticosa, si ipotizzava un’annata perlomeno più serena, la prime quattordici partite hanno messo i supporters del Toro dinanzi ad una amarissima realtà: anche quest’anno ci sarà da soffrire. Forse più della passata stagione.

A discapito di quanto prevedevano i più noti bookmakers, come quelli elencati sul sito https://www.casinoaams.eu ed in grado di fornire svariati servizi d’intrattenimento oltre al betting e che prima dell’avvio del campionato pronosticavano una stagione di assoluta tranquillità per il Torino, i numeri attuali forniscono un quadro allarmante dello stato di salute della compagine piemontese.

I numeri inchiodano Giampaolo: si salva solo Belotti

La posizione in classifica è il primo indicatore, forse il più significativo, di quanto sia profonda la crisi che stanno vivendo gli uomini di Giampaolo, ultimi a tre lunghezze di distanza dal quartultimo posto, attualmente occupato dal neopromosso Spezia, che garantirebbe la permanenza nella massima serie calcistica del nostro paese.

Allo stato attuale, la squadra granata, con ben trentadue reti al passivo, risulta la più perforata dall’intera Serie A, un campionato, come noto, che solitamente premia le squadre meglio organizzate dal punto di vista difensivo. E il Torino, fino ad oggi, è stato tutt’altro che brillante nella cura della fase difensiva: con una media-gol subiti a partita pari a 2,2, difficilmente si può evitare la retrocessione.

A nulla vale il discreto score in fase realizzativa, dovuto, in larga parte, allo stato di forma smagliante di Belotti, l’unico della rosa del Torino a guadagnare una più che ampia sufficienza in questo disastroso avvio di stagione: il 40% delle reti realizzate portano la griffe dal “Gallo”, che si candida prepotentemente a vestire il ruolo di attaccante titolare degli Azzurri agli Europei della prossima estate.

Il bottino degli altri attaccanti, invece, è fin qui piuttosto misero: Zaza, Verdi e Bonazzoli hanno messo a segno un solo goal a testa ed offerto prove, specie i primi due, ben al di sotto delle proprie potenzialità. Inutile rimarcare, quindi, quanto sia impellente la necessità, tra qualche settimana alla riapertura del calciomercato, di acquistare un attaccante in grado di supportare adeguatamente Belotti.

I tasti dolenti di questo avvio stagionale

Quanto sia stata catastrofica la prima parte di stagione dei granata, si può spiegare anche tramite le prove offerte all’Olimpico di Torino: nessuna vittoria interna (fin qui unica squadra con lo Spezia); peggior difesa nei match disputati in casa della Serie A; peggior rendimento casalingo - anche in questo caso a pari merito con lo Spezia - dell’intero torneo.

Dati, quest’ultimi, che cozzano con la filosofia calcistica di Marco Giampaolo, che negli anni d’oro trascorsi a Empoli e Genova, sponda blucerchiata, ha costruito le proprie fortune con un calcio propositivo e tanti punti colti tra le mura amiche. Il tecnico abruzzese, oltretutto, è riuscito a far rendere meglio la squadra rinnegando il proprio credo: i punti colti a Sassuolo e Napoli, ottenuti con un atteggiamento prevalentemente difensivo, ne sono l’esempio più fulgido.

A preoccupare maggiormente i tifosi del Torino, però, è un altro aspetto: la fragilità. La squadra granata, storicamente dal DNA combattivo e mai domo, ha fin qui perso ben 23 punti dopo essersi trovata in situazione di vantaggio: nessun’altra squadra dei principali campionati europei può vantare un simile, e poco invidiabile, ruolino di marcia.

Un’incapacità di gestire il risultato che mette in risalto le difficoltà caratteriali di un gruppo che ama il proprio tecnico, come testimoniato dall’abbraccio collettivo di Napoli dopo il goal di Izzo, ma ne percepisce le evidenti difficoltà nel far combaciare il proprio credo calcistico con le stringenti esigenze che impone l’ultimo posto in classifica.

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