Sabato 20 febbraio, alle ore 21, sarà proposta, sul canale YouTube di Scene e sulle pagine Facebook di Borgate dal vivo, Revejo, Rivolimusica, Stagione Scene e Balletto Teatro Torino, un'intervista esclusiva a Mario Perrotta, regista teatrale e scrittore leccese, tre volte vincitore del Premio Ubu.
Dialogherà con lui Francesco Piperis, coordinatore della comunicazione di Revejo/Borgate dal vivo, attorno allo spettacolo In nome del padre” che sarebbe dovuto andare in scena proprio quel giorno al Teatro Fassino di Avigliana.
Si tratta della prima parte di una trilogia che Perrotta dedica alla famiglia (la seconda alla madre e una terza al figlio) e nasce da un intenso confronto con lo psicanalista Massimo Recalcati.
Una sorta di trinità, ma senza alcuna componente trascendentale. Nel corpo di un solo attore, tre padri diversissimi tra loro per estrazione sociale, provenienza geografica, condizione lavorativa. Sulla scena sono ridicoli, in piena crisi di fronte al mestiere più difficile del mondo.
Uno spettacolo che parla del "tramonto dei padri" tipico del nostro tempo, dove ogni esercizio dell’autorità è vissuto con sospetto e bandito come un sopruso ingiustificato. La tipica rappresentazione patriarcale che li voleva come bussole infallibili nel guidare la vita dei figli, o come bastoni pesanti per raddrizzarne la spina dorsale, si è ormai esaurito. Ed ecco quindi che i padri smarriti si confondono coi figli: giocano agli stessi giochi, parlano lo stesso linguaggio, si vestono allo stesso modo. In questo contesto di decadenza emerge forte una esigenza di nuove rappresentazioni della figura paterna.
L’incontro con Perrotta sarà anche l’occasione per fare il punto sulla situazione attuale del mondo culturale, in grande affanno a causa dell’emergenza sanitaria: “Quando per qualche motivo mi sento scomodo sulla sedia, ne faccio teatro - spiega il regista, raccontando la sua idea di arte -: un modo per buttare fuori le tue urgenze e poi per interrogarmi su quello che mi succede intorno”, condivide le sue preoccupazioni di padre e di cittadino, si confronta con un tempo fin troppo smart che dovrebbe recuperare passione e ostinazione vitale”.