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Cultura e spettacoli | 05 marzo 2021, 20:30

Berlinale, TorinoFilmLab doppia il successo del 2018: Orso d'Argento e Premio speciale della giuria

Premiati il regista Dénes Nagy per "Natural light" e "Taste" di Lê Bảo

Natural light

Una scena del film "Natural light", di Dénes Nagy

Il 71o Festival del Cinema di Berlino si chiude con nuovi importanti risultati per i titolo supportati dal TorinoFilmLab, laboratorio internazionale promosso dal Museo Nazionale del Cinema.

Dénes Nagy, regista di Natural light, è stato premiato con l’Orso Argento per il Miglior Regista, mentre Taste di Lê Bảo è il vincitore del Premio Speciale della Giuria della sezione Encounters.

L'opera d'esordio dell'ungherese Nagy è stata sviluppato dal TFL grazie al programma per sceneggiature non originali 'AdaptLab' nel 2016 e ha proseguito nel 2017 con 'FeatureLab', percorso destinato a progetti di film in stadio avanzato.

Mi è stato molto chiaro fin dal principio che volessi realizzare il film con attori non professionisti - ha spiegato il regista -, con persone non avessero mai recitato prima, ed era altrettanto chiaro per me di dover cercare quelle persone nei luoghi da cui provenivano i personaggi della storia”.

Natural Light ha come protagonista István Semetka (interpretato da Ferenc Szabó), contadino divenuto membro di un’unità speciale ungherese che, nell’Unione Sovietica occupata, è incaricata di scovare i partigiani nascosti tra i boschi. La storia, adattata dal regista basandosi sul racconto omonimo dello scrittore ungherese Pál Závada, affronta il tema del senso di colpa, della responsabilità e dell’impossibilità di agire individualmente in situazioni in cui i confini tra bene e male si assottigliano.

Il vietnamita Taste è stato invece sviluppato nell’ambito del programma annuale 'FeatureLab 2017' al cui termine è stato inoltre premiato con il 'TFL Coproduction Award' di 50.000 €, assegnato dal TorinoFilmLab grazie al supporto del Sottoprogramma MEDIA di Europa Creativa.

Il regista Lê Bảo, classe 1990, ha maturato un forte interesse per il cinema da bambino, sbirciando attraverso la piccola finestra sul fiume nei quartieri poveri di Ho Chi Minh. Ed è in questo scenario che viene ambientato il film, dove un uomo nigeriano al termine della sua carriera calcistica si trasferisce in una casa con quattro donne vietnamite di mezza età, tornando insieme ad uno stato di vita primordiale.

Il ritmo è lento, ma vitale, calmo e ipnotico – dichiara Bảo –: la mia intenzione è quella di condurre il pubblico all’interno di uno stato meditativo sensoriale che gli permetta di godersi il film attraverso le proprie emozioni”.

Manuela Marascio

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