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Cultura e spettacoli | 07 marzo 2021, 08:31

Il cambiamento

Noi stessi siamo cambiamento, vita che scorre, come un fiume. E il terreno metaforico lo lasciamo in eredità ai nostri figli

Il cambiamento

I fiumi scorrono velocemente o lentamente e lo stesso fa la vita. Secondo Eraclito non ci si immerge due volte nello stesso fiume, visto che tutto si muove e nulla sta fermo.

L'impermanenza è del tutto, dell'essere. E noi siamo qui in questo mondo che vogliamo acchiappare tutto con le nostre due mani, metterlo in una scatola e incasellarlo, ma il cambiamento ci sovrasta sempre, perché forse ci dimentichiamo che noi stessi siamo cambiamento, vita che scorre, come un fiume. Il fluido ci appartiene - siamo in gran parte acqua - la fluidità dei pensieri gorgoglia dentro di noi dicendoci che si può essere e non essere, perché appunto l’essere è divenire. Non si può accarezzare due volte lo stesso fiume e noi non ci possiamo accarezzare due volte. Le cellule cambiano, i pensieri scorrono come il fiume della vita nel quale ci immergiamo. O forse sarebbe il momento di riconoscere che noi siamo in quel fiume volenti e nolenti e che l'immobilità esiste solo nella nostra immaginazione.

Ecco, allora quando ci si sente contraddittori, quando si sente che bisogna cambiare ma non lo si fa per paura di tradire il passato, la nostra famiglia, chi siamo stati, bisogna ricordarsi che non solo siamo nel fiume della vita ma siamo proprio quel fiume. La nostra famiglia, il nostro passato ci hanno lasciato un terreno interiore, ma tocca a noi aggiungere l'humus che lo renda fertile. Non possiamo essere l’altro perché siamo noi. Essere solo stesso terreno interiore e metaforico che ci hanno lasciato vorrebbe dire non vivere, vorrebbe dire immobilità. Sull’eredità dell’altro costruiamo la nostra alterità. Quando non c’è conquista di quello che io sono ma pura adesione alla tradizione non vivo e, forse, spreco anche il “terreno” – valori, ricordi, successi, insuccessi, le loro storie - lasciatomi in eredità dalla mia famiglia. Tutto cambia e, anche se il timore e l'ansia, e il turbamento - ci possano sovrastare, ricordiamoci che non solo non ne possiamo fare a meno di cambiare ma che rimanere identici ai nostri padri e alle nostre madri sarebbe fallirli. Ci lasciano un terreno metaforico su cui hanno coltivato la loro vita, noi con il nostro humus, ora dobbiamo coltivare la nostra che sarà altra per forza maggiore. E come per noi questo vale per i nostri figli, che devono aggiungere il loro humus al terreno metaforico che lasciamo loro in eredità. Se il terreno è buono saranno avvantaggiati e, se lasciamo loro un terreno secco, forse avranno difficoltà, ma ricordiamoci che noi come loro ci aggiungiamo il nostro humus ed è questo che cambia le possibilità del terreno e i frutti che raccoglieremo.

Barbara Gabriella Renzi

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