Le estati torinesi sono sempre state calde. Forse non torride come adesso. E i temporali estivi erano più refrigeranti che allaganti ma il caldo umido cittadino, comunque, è sempre stato notevole.
Come negli anni '80 quando, prima che la città si svuotasse e che tutti raggiungessero i luoghi di villeggiatura, i bambini, in calzoncini e canotta, scorrazzavano per cortili e giardinetti.
Finivano le scuole e si riempivano le strade. Scarpe da ginnastica o sandaletti di gomma. Palloni tango e pattini a rotelle. Biciclette e nascondino. Gatti randagi appisolati all'ombra e vicini di casa minacciosi sul balcone. "Non si può giocare a calcio nel cortile, è vietato! Ora chiamo l’amministratore! Non ce li avete dei genitori? Una casa vostra? Adesso scendo e ci penso io a voi!" urlava il signor Giovanni che faceva il turno di notte e di giorno voleva dormire.
Allora i bambini scappavano, "Corri, corri", era tutto un vociare di ginocchia sbucciate e fratellini trascinati dietro al volo. Codini saltellanti e cerbottane caricate a salve, campane disegnate sull’asfalto e capelli resi neri dal sudore.
Via dal cortile del signor Giovanni e tutti in fila davanti alla panetteria, perché era il momento di rinfrescarsi un po’ che neanche più l'acqua della fontanella bastava più.
"Quando ti ha dato tua mamma?" chiedeva Maria, la più brava in matematica. E raccoglieva i soldi per tutti. Delfini, aratri e parecchi profili di donne. Monete tintinnanti. Tesori nei palmi di piccole mani.
"Che gusti volete?" un attimo prima di entrare nel negozio con il bottino. Da sola perché la signora Marta non voleva confusione.
"Menta"
"Limone"
"Arancio"
"Ce l'ha alla Coca Cola?"
"Non lo so, glielo chiedo, altrimenti che vuoi?"
"Boh, pesca?"
"Pesca? Ma una roba normale mai? Vabbé ti prendo quello che c'è e ti attacchi!"
Due minuti dopo Maria usciva dalla panetteria con le mani cariche di stick, “Prendete, prendete che mi si congelano i diti!” e tutti a litigare per l’ultimo rimasto alla menta.
Stick, badate bene, perché i ghiaccioli i bambini torinesi, soprattutto quelli degli anni 80, non sapevano proprio che fossero. Li chiamavano (e spesso li chiamiamo ancora) Stick, per via dell’indispensabile stecco di legno su cui erano abbarbicati.
Con questo quadro estivo anni ‘80, la rubrica Racconti sotto La Mole vi saluta, ci vediamo a settembre