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Eventi | 12 settembre 2021, 15:00

Un mese di Festival delle Colline Torinesi, con 19 spettacolo il Belgio Paese ospite

Si parte il 14 ottobre con "La nuova abitudine" di Socìetas. Forte la collaborazione con l'arte contemporanea, tra Castello di Rivoli e Fondazione Merz

Festival delle Colline Torinesi

Proton Theatre, "Imitation of life", al Festival delle Colline Torinesi

Il Festival delle Colline Torinesi - Torino Creazione Contemporanea si sposta quest'anno in autunno, per un intero mese, dal 14 ottobre al 14 novembre. Organizzato come sempre dalla Fondazione TPE - Teatro Piemonte Europa, proporrà 19 spettacoli in 32 giorni, 51 recite, 6 spazi in 3 città, 7 prime e gli artisti provenienti da 12 nazioni.

Le novità

Fra le novità: la presenza di un Paese ospite, il Belgio; la monografia d’artista, dedicata alla Socìetas, una famiglia d’arte, con spettacoli rispettivamente di Claudia Castellucci, Chiara Guidi, Romeo Castellucci; la contaminazione del teatro con l’arte contemporanea, condivisa proprio con la Fondazione Merz e in collaborazione con la Fondazione Piemonte dal Vivo e il Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea.

Il tema portante e gli spettacoli

Il tema 2021 è confini/sconfinamenti. Motus, con Chroma Keys, interpretato da Silvia Calderoni, compie un'incursione nel cinema, portando il corpo della performer, illusoriamente e illusionisticamente, nelle scene di film proiettati, tra Hitchcock e Godard, Lars Von Trier e l’apocalittico Bela Tar. Con la performance Rompere il ghiaccio, Filippo Andreatta riflette sul rapporto tra uomo e paesaggio. Il pretesto è la sorte di un ghiacciaio, il Grafferner, sulla frontiera tra Italia e Austria, ma anche la storia d’amore tra Elsa e Enrico, i nonni dell’autore. Sunny Sundays è, invece, una performance (con uno stand-up, momenti di narrazione e un fumetto), progettata e realizzata dagli artisti libanesi Rabih Mroué e Lina Majdalanie.

Al Castello di Rivoli il festival sarà presente con Exhibition: evento performativo di Cuocolo/Bosetti pensato per i musei, che sotto forma di una particolare visita guidata, si interroga sulla natura della fruizione. Fanno parte del segmento arte-teatro anche la creazione originale site-specific di Virgilio Sieni, La dimora del volto, dedicata alla mostra di Marisa e Mario Merz realizzata proprio negli spazi espositivi a contatto con le opere e Sonora Desert, installazione interattiva della Compagnia Muta Imago, cioè Claudia Surace e Riccardo Fazi, che indaga, alla Lavanderia a Vapore, il rapporto spettatore-percezione a partire da un viaggio nel deserto di Sonora, al confine tra l’Arizona e il Messico. Vibrazioni sonore, luminose e cromatiche, sono in dialogo con le musiche appositamente composte da Alvin Curran, spesso sulla falsariga di effetti ambientali rielaborati.

Appuntamento internazionale attesissimo è quello con l’ungherese Kornél Mundruczó e il suo Proton Theatre, alle prese con Imitation of Life: un atto d‘accusa contro una società contemporanea votata alla discriminazione. Fanno parte del segmento internazionale anche gli spagnoli Agrupaciòn Señor Serrano con The Mountain, nel cui filo narrativo compaiono l’alpinista Mallory e i misteriosi interrogativi sulla salita all’Everest, ma anche Orson Welles e Putin. 

Gli artisti emergenti

Il festival come al solito crede e investe sui giovani artisti e sulle compagnie emergenti. Sul tema dell’Egitto e dei dieci anni della Primavera Araba si esercita Miriam Selima Fieno in Fuga dall’Egitto, ispirato al libro di Azzurra Meringolo. Torna poi Liv Ferracchiati con La tragedia è finita. Platonov, opera di Cechov che da qualche anno attrae giovani registi italiani, in questo caso una riflessione sul rapporto di un Don Giovanni di provincia e le sue donne, tra ironia e disperazione. Tornano anche i VicoQuartoMazzini (Premio Hystrio 2021 come compagnia emergente) con Livore Mozart e Salieri, per la regia di Michele Altamura e Gabriele Paolocà, entrambi in scena con Francesco d’Amore. Infine Tedacà con Fine pena ora, tratto dal romanzo-saggio di Elvio Fassone con Ninni Bruschetta e la regia di Simone Schinocca, in cui un ergastolano e il suo giudice per tanti anni dialogano, si scrivono, si giustificano.

Manuela Marascio

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