Marelli ha oggi illustrato la situazione di mercato e del gruppo in Italia, nonché la strategia che intende adottare per affrontare la situazione generale di difficoltà.
"Quello che la Direzione aziendale ha chiamato “Piano salvaguardia Marelli” prevede però anche una riduzione del personale entro giugno di 550 dipendenti su un totale in Italia di 7.900 occupati, circa il 12% dei 4661, tra dirigenti, quadri, impiegati e operai così detti indiretti, vale a dire non addetti alla produzione", hanno annunciato i sindacati in una nota firmata da Fim, Fiom, Uilm, Fismic, UglM e Aqcfr.
Per quanto concerne il mercato di riferimento, a pesare non è solo il calo delle vendite di auto che anche nel 2022 resterà inferiore ai livelli pre Covid, ma anche la riduzione della produzione, la crisi di approvvigionamento dei microchip e il forte rincaro delle materie prime e dell’energia. In ogni caso nel 2022 ci saranno 77 milioni di euro di investimenti che però non bastano ad affrontare la transizione in particolare negli stabilimenti legati a prodotti di motori endotermici.
"Tuttavia Marelli ha dichiarato che è disponibile a concordare con il Sindacato strumenti basati sulla volontarietà o che comunque escludano i licenziamenti, quali il contratto di espansione che consentirebbe un’uscita finalizzata alla pensione a 350 persone a cui mancano 5 anni per il conseguimento del relativo diritto, esodi incentivati e volontari indipendenti dal raggiungimento della pensione, blocco del turn over e infine accordi con partner strategici per trasferire specifiche attività e rami di azienda. A parte quest’ultimo strumento su cui esprimiamo una diffidenza di principio sugli altri c’è la necessità di procedere prima ad confronto di merito sul piano strategico con due obiettivi: ruolo strategico di Marelli in Italia e investimenti necessari per sostenere il piano", spiega la nota di Fim, Fiom, Uilm, Fismic, UglM e Aqcfr.
"Solo così si può aprire ad un percorso che possa portare a siglare accordi con incentivi congrui per i lavoratori e con una mobilità interna in grado di valorizzare le professionalità presenti in azienda. Chiediamo anche di favorire il passaggio strutturale dei lavoratori da quelle divisioni che sono colpite dal processo di elettrificazione a quelle che invece stanno crescendo, ciò in particolare nei territori in cui sussistono molteplici realtà come Bari e Torino".
"Su queste basi e a condizione di avere ulteriori chiarimenti sulle prospettive di tutte le divisioni, abbiamo espresso la nostra disponibilità ad aprire un confronto. È evidente che l’atteggiamento impassibile del Governo sta mettendo a dura prova la tenuta di un intero settore. C’è bisogno urgente di avviare il tavolo sull’automotive per aprire il confronto su come affrontare la transizione tecnologica", concludono i sindacati.