L'allarma lanciato da Confindustria Canavese è lo stesso di molti altri settori del mondo economico, allarmati in questo periodo dal caro bollette e spaventate dai probabili effetti negativi della guerra in Ucraina: "In questi ultimi mesi i settori manifatturieri italiani si trovano a fronteggiare un drammatico aumento dei costi delle commodity energetiche, con particolare riferimento al prezzo del gas naturale e dell’elettricità. Tali aumenti si scaricano soprattutto sulle imprese industriali: il caro-energia, infatti, si traduce in una brusca compressione dei margini operativi data la difficoltà di trasferire ai clienti i rincari delle commodity".
"Questa criticità si va a sommare all’aumento del costo delle materie prime, all’aumento dei costi legati all’esportazione, ai tempi di consegna e alla difficoltà del reperimento della manodopera. Una serie di gravi ostacoli alla produzione che rischiano di penalizzare e compromettere drasticamente la ripresa economica", sottolinea la nota di Confindustria Canavese. "Anche molte imprese canavesane sono state colpite da questi aumenti vertiginosi e si trovano costrette a dover fronteggiare una situazione di grande sofferenza. Una situazione molto complessa che tocca in particolare alcuni tra i settori produttivi trainanti dell’economia canavesana, come la meccanica, lo stampaggio acciaio e i trattamenti termici, che necessitano quotidianamente di un forte consumo di energia e che pertanto stanno risentendo maggiormente dei rincari in atto e l’attuale situazione di conflitto in Ucraina non farà che aggravare la situazione".
"Considerata la drammatica situazione in cui sono costrette a operare le imprese italiane, lo scorso 19 gennaio Confindustria ha partecipato a un tavolo interministeriale convocato dal Ministro Giorgetti al Ministero dello Sviluppo Economico, con l’obiettivo di condividere possibili azioni per contrastare l’impatto dei costi dell’energia sul sistema produttivo con potenziali gravi conseguenze sociali ed economiche per il Paese. Confindustria ha presentato una serie di proposte tra cui le più urgenti riguardano la cessione della produzione nazionale di gas ai settori industriali per 10 anni con anticipazione dei benefici finanziari per l’anno 2022; l’intervento immediato per la cessione ai settori industriali a rischio chiusura di energia rinnovabile elettrica “consegnata al GSE” per un quantitativo di circa 25TWh e trasferita ad un prezzo di 50 €/Mwh, l’aumento delle aliquote di agevolazione per le componenti parafiscali della bolletta elettrica nei limiti previsti dalla normativa Europea (art. 39 elettrico ex Com200/2014/UE)".
"Il 21 gennaio scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto Sostegni Ter che introduceva una serie di misure per contenere gli effetti relativi all’aumento dei prezzi delle materie energetiche tra cui l’annullamento temporaneo delle aliquote relative agli oneri generali di sistema, il riconoscimento di un credito d’imposta a favore delle imprese energivore e alcuni interventi emergenziali sull’elettricità prodotta da impianti a fonti rinnovabili. Un decreto che, però, ha lasciato completamente insoddisfatto il mondo industriale italiano", sottolinea ancora Confindustria Canavese.
“Fondamentalmente il Decreto non recepiva le proposte di Confindustria, ma conteneva interventi spot non risolutivi, rispondenti a una logica temporanea e non strutturale (come invece Confindustria aveva proposto) e soprattutto privi di una visione di lungo termine oggi invece indispensabile”, spiega Patrizia Paglia, presidente di Confindustria Canavese. “Inoltre, nel provvedimento si evidenziava un prelievo sull’extraprofitto degli impianti a fonti rinnovabili, che rischia di alimentare contenziosi che potrebbero vanificare gli effetti della misura”.
Per tale ragione Confindustria ha lanciato un ulteriore grido d’allarme esprimendo la necessità di apportare correzioni al dl Sostegni-ter adeguate alle esigenze delle imprese e il 18 febbraio scorso il Governo ha varato un nuovo decreto con l’obiettivo di calmierare ulteriormente l’impatto dei prezzi dell’energia.
La nuova misura replica per il secondo trimestre, le misure di contenimento dei rincari di luce e gas per famiglie e imprese già adottate nel primo. Al contempo introduce alcuni positivi interventi strutturali per lo stoccaggio e per l'aumento della produzione di gas nazionale. Si replica una linea di intervento congiunturale, che risulta efficace solo se l’incremento dei prezzi non presenta, come invece si teme, carattere strutturale e quindi si ravvisa la necessità di considerare un intervento temporale più lungo.
“Il nuovo Dl è un buon passo in avanti, ma non risulta ancora sufficiente”, commenta Patrizia Paglia. Confindustria reputa, infatti, che quanto deciso dal Governo vada, a oggi, nella giusta direzione, dal momento che s’introducono come richiesto, alcuni interventi strutturali significativi, in particolare con riferimento all’incremento della produzione nazionale di gas, estremante importante per la competitività del sistema industriale e la sicurezza nazionale. Con riferimento a tale settore, il DL avvia quindi un condivisibile processo di rafforzamento della sicurezza degli approvvigionamenti di gas naturale a prezzi equi.
Confindustria si augura che ci sia spazio anche nel settore elettrico per interventi di carattere strutturale, con un orizzonte temporale più lungo. Pur rispondendo, infatti, in parte alla situazione di emergenza in atto, il provvedimento rinnova però misure di carattere temporaneo nel settore elettrico, significative i termini di importi, ma con un orizzonte trimestrale (azzeramento degli oneri di sistema per il secondo trimestre 2022; riduzione dell’IVA e degli oneri generali nel settore del gas). Alcune delle misure appena varate necessitano, cioè, di essere ancora perfezionate.