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Attualità | 16 agosto 2022, 08:33

Valeria Tron racconta ‘L’equilibrio delle lucciole’ in un romanzo

L’artista poliedrica della Val Germanasca svela la sua anima creativa “tentacolare”

Valeria Tron

Valeria Tron

I labili confini delle arti e dei linguaggi nelle opere di Valeria Tron: con la pubblicazione del suo primo romanzo, ‘L’equilibrio delle lucciole’, l’artista della Val Germanasca descrive il suo rapporto con la creatività e l’esigenza di esprimersi.

Dalla canzone all’artigianato

Cantautrice, scrittrice, poetessa, illustratrice e artigiana del legno: la poliedrica Valeria Tron inizia fin da piccola a esprimere il suo mondo interiore con l’arte, disegnando e componendo la sua prima canzone a undici anni. Tutte queste forme espressive fanno parte in realtà di un’unica creatività e anima artistica, che Tron descrive come ‘tentacolare’: “La creatività è come un polpo, che con i suoi tentacoli si fa spazio istintivamente fra gli anfratti dei bisogni primordiali del nostro animo” è l’immagine che, con le sue parole, dipinge l’artista. Nelle sue opere ogni arte si compenetra, sfruttandone appieno le potenzialità espressive, e ne è testimonianza la sua predilezione per il cantautorato: “La canzone permette l’armonia dei canali della musica e della scrittura, attivando e accrescendo la potenza che il suono della parola ha di trasmettere sentimenti, potenza spesso trascurata con la mera lettura” spiega.

L’espressione creativa, per come viene descritta da Tron, è un bisogno essenziale istintivo in tutti gli esseri, che scaturisce dallo stupore per le piccole cose: “Indagando e osservando il mondo intorno a me, lasciandomi stupire dalle piccole meraviglie della vita quotidiana, della natura e dei rapporti umani, sento l’esigenza di esprimere la mia interiorità e la mia reazione stupefatta tramite l’arte. Essendo ispirata da stimoli apparentemente piccoli e spesso trascurati, anche la mia arte è fatta di brevi composizioni dettate dall’istinto: racconti brevi, poesie, canzoni. Vedo la mia stessa vita come un racconto breve, inteso come una continua scoperta e ricerca del nuovo”.

L’esordio letterario

Nel giugno 2022 è uscito il suo primo romanzo, ‘L’equilibrio delle lucciole’, edito da Salani. “Considerando i miei precedenti lavori e il mio modo di concepire l’arte, inizialmente non credevo di poter scrivere un romanzo – confida Tron –. Tuttavia, ne ho affrontato la stesura senza perdere le mie peculiarità di creazione e scrittura, mantenendo il mio approccio istintivo e disobbediente, senza curarmi di schemi e aspettative”. Ancora una volta, l’artista si è servita di più ‘tentacoli creativi’ per elaborare il libro: “La sua prima stesura è stata mentale e interiore, immaginandone il filo e i personaggi mentre lavoravo manualmente: senza operare con le mani, il mio cervello avrebbe avuto difficoltà nell’elaborare le immagini che invece ho visto con facilità, e allo stesso tempo le riflessioni interiori permettono la creazione manuale. Una volta immaginato tutto, ho solo dovuto trascrivere, così come l’avevo pensato. Questa seconda stesura l’ho compiuta nel buio della mia stanza, scrivendo per molte ore al giorno, lasciando che affiorassero attorno a me immagini e personaggi, che ho potuto interrogare, interrogando contemporaneamente anche me stessa” racconta l’autrice.

L’idea del romanzo nasce dalla richiesta della casa editrice Salani di un testo che raccontasse la casa dell’artista: casa intesa come luogo fisico e territoriale, ma anche e soprattutto come interiorità. L’ambientazione è la Val Germanasca, da cui Tron è originaria e in cui vive. La protagonista, Adelaide, torna nel paese in cui è nata dopo la fine di una storia d’amore, rifugiandosi nella sensorialità della sua infanzia ed entrando nel mondo della novantenne Nanà, che le consegna la chiave della stanza dove l’anziana donna ha stipato i ricordi di una vita, tra fotografie, lettere e oggetti che sanno raccontare (e cantare) la sua ‘casa interiore’ attraverso la materialità.

Patois e legame con il territorio

Fondamentale per trasmettere le giuste sensazioni è l’uso della lingua: nel romanzo viene utilizzato il patois, lingua primaria della ‘casa interiore’ di Tron. “Le lingue che, come il patois, hanno un forte legame con il proprio territorio permettono non solo di immaginarlo, ma di sentirlo con l’apporto di tutti i sensi. I sistemi linguistici sono ricchi di complessità che rispecchiano i territori e i popoli in cui sono nati e che li usano per comunicare: era necessario usare il patois per esprimere me stessa e le interiorità dei miei personaggi. Per rendere la scrittura comprensibile a ogni lettore ho armonizzato italiano e patois, lingua che entra in punta di piedi e abitua gradualmente il lettore alla sua presenza e compagnia”.

Il linguaggio e l’ambientazione sono quindi profondamente legati all’autrice, ma il romanzo, a partire dalla fluidità tra italiano e patois, è destinato a un pubblico ampio, che possa interpretare i sentimenti trasmessi dal testo attraverso il proprio vissuto. “Vedendo l’espressione creativa come esigenza, non ho paura di svelarmi e mettere in gioco le mie emozioni più profonde, ed è solo mostrandole nella loro interezza che le mie emozioni diventano universali, e possono risuonare nell’interiorità di chi legge – spiega Tron –. È un libro che non ha la pretesa di insegnare nulla: al massimo, ha la speranza di poter fare compagnia a chi legge. È composto, come le altre mie manifestazioni artistiche, di piccoli eventi, che da trascurati devono essere osservati e indagati per diventare meravigliosi, esattamente come gli esseri umani stessi, che non sono che piccole cose nel mondo che abitano, ma che svelandosi e comunicando mostrano tutta la loro complessità”.

Rosa Mosso

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