Gli amici e la musica li hanno fatti incontrare nella città sabauda, da tutto ciò sono nati gli Igloo. La band è composta da quattro membri: Dario alla batteria, al piano e alla produzione; Luca al basso; Niccolò alla chitarra e ai suoni electro; Matteo alla voce. Gli Igloo non si identificano in un genere unico, raccontano la quotidianità anche attraverso i suoni-rumori. Da poco è uscito il loro disco Punto a capo nel quale cercano di descrivere il vuoto in tutte le sue forme.
Come si sono formati gli Igloo e perché si chiamano così?
Ci siamo conosciuti sia tramite amici in comune che tramite la musica. Quando abbiamo iniziato a scrivere e suonare brani nostri volevamo un nome che ci rappresentasse, che ci descrivesse. Il contrasto che raccoglie la parola ‘Igloo’ ci è piaciuto subito. È una casa calda e accogliente, ma fatta di ghiaccio gelido.
Chi fa cosa all’interno del progetto?
Siamo in quattro. Dario suona la batteria, il piano e si occupa di smanettare per le produzioni. Luca suona il basso. Niccolò suona la chitarra e gestisce le sequenze e tutte i suoni elettronici live. Matteo canta e scrive i testi. Arrangiamo tutti insieme in sala prove e poi a casa, davanti al pc. Per quanto riguarda social, logistica e merch ci alterniamo un po’ tutti, sfruttando la creatività e la pragmaticità di ognuno.
Come vi descrivereste ad un vostro nuovo ascoltatore?
Abbiamo sempre fatto fatica a identificarci in un genere musicale, nei nostri brani si trovano sicuramente pop, rock, elettronica. Raccontiamo quello che viviamo utilizzando i suoni di quello che ci circonda (letteralmente) e le parole che ci attraversano la testa nella musica che facciamo.
Cosa ispira la realizzazione dei testi e della musica dei vostri brani?
Il quotidiano, le persone, i posti dove andiamo. Cerchiamo di riportare le cose che ci succedono. Generalmente partiamo dal testo e da un giro di accordi, poi in sala prove iniziamo a suonarci sopra finché non troviamo l’abito adatto. Nei nostri brani ci sono sempre dei rumori di oggetti o luoghi che in qualche modo colleghiamo alle parole, a volte più riconoscibili e altre meno. Per noi sono come uno strumento, fondamentali.
Punto a capo è il vostro nuovo disco, quali storie racconta?
Il concept di questo disco nasce nel 2020 e ha l’intento di descrivere il vuoto in tutte le sue sfaccettature. Parla di notti passate svegli, dei ricordi che si accumulano e delle cicatrici che ci lasciano addosso. Parla di domande senza risposta e delle nostre teste. Parla di come abbiamo riempito il vuoto nell’unico modo che conosciamo: osservando, scrivendo, suonando. I rumori che si possono ascoltare in questi 8 brani sono quelli di un treno, di una lavatrice, borracce, accendini, sospiri.
La vostra Torino musicale e non.
Siamo tutti nati e cresciuti qui, sicuramente le dobbiamo di averci fatto incontrare. C’è tanta musica a Torino e noi andiamo spesso insieme ai concerti, sia di amici emergenti sia di artisti internazionali. Torino è una città a misura d'uomo e la spontaneità di un aperitivo in centro o di uno shooting nei campi della prima cintura hanno modellato il nostro modo di lavorare al progetto: di aperitivo in aperitivo, di conversazione in conversazione, spontaneamente.
News, live in programma, appuntamenti.
Il 15 gennaio suoneremo alla Birrovia di Cuneo.