La sostenibilità ambientale non come bandiera, ma come semaforo: quello che può permettere alle aziende, anche quelle più piccole, di stare sul mercato e pianificare il futuro. Su questo tema batte con forza il Gruppo Giovani dell'Unione Industriali, che lancia un progetto tutto nuovo insieme a due dei maggiori gruppi bancari torinesi e il mondo dei Commercialisti ed esperti contabili.
Argomenti spesso sintetizzati con la sigla ESG (ambiente, sociale e governance), che sono sempre più centrali. "Da soli non si può fare vera sostenibilità. E questo va oltre la catena che dai fornitori arriva ai clienti. Abbiamo inglobato nel progetto anche istituti di credito e professionisti. Parlare di sostenibilità vuol dire andare oltre la catena di valore", dice Alberto Lazzaro, presidente del Gruppo Giovani dell'Unione industriale. Racconta così il progetto ribattezzato "SusTeamability": un'intuizione che ha messo diciassette aziende (non solo del Gruppo Giovani) sotto la lente di ingrandimento di esperti di Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Adesione e selezione
"L'adesione è stata enorme e questo ci ha permesso di poter selezionare le aziende partecipanti in base ad ambito, dimensione e punto del percorso nei fattori ESG", aggiunge Lazzaro. "Si tratta di un'iniziativa che nasce a Torino, ma che è primo e unico in Italia. In parete dobbiamo stimolare la consapevolezza di quanto già si sta facendo su questi temi, con energie già profuse dalle aziende".
"Abbiamo fatto un percorso comune per guidare il territorio nella transizione, un cammino corale. Se il sistema industriale non si adegua velocemente al cambiamento e ai concetti di sostenibilità, corre un rischio enorme", spiega Marco Piccolo, ceo di Dottoressa Reynaldi. "Bisogna raccontare quello che sarà presto l'unico modo di fare impresa: è finita l'epoca dell'imprenditore in Ferrari che parcheggia sulle strisce pedonali".
Verdi per avere (anche) credito
Ma non è solo l'ambiente, a fare da cornice. Anche aspetti più pragmatici come i prestiti da parte delle banche.
"Anche un colosso come Blackrock ha detto da tempi non sospetti che avrebbe investito solo in aziende con una certa coscienza ambientale - dice Agostino Dejana, di Intesa Sanpaolo -. Ma soprattutto dal punto di vista delle pmi c'è tanto da fare: ma in cambio ottiene condizioni agevolate, prodotti innovativi ad hoc e maggiore accesso al credito". "Non è una moda passeggera: è l'unica strada per rimanere competitivi sul mercato", sillaba Dejana. "C'è ancora molto da fare in questo percorso, a livello di cultura imprenditoriale. Spesso l'imprenditore non sa di essere già all'interno di alcuni parametri ESG e più sono i dati che comunica, maggiore è il risultato su questi temi".
E Marco Montermini, di Unicredit, aggiunge: "Fino a due o tre anni fa il tema era quasi fuori dai radar o trattato in termini molto alti. Come banche dobbiamo abituarci a mettere sul tavolo anche questi elementi, non solo il business plan o il flusso di cassa". "Sulla parte dell'ambiente la situazione è già sviluppata, mentre si deve forse insistere su sociale e governance".
Un ufficio pensato "ad hoc"
"Come Unione abbiamo fondato un ufficio dedicato alle tematiche ESG - aggiunge Piccolo - e oltre a dare alle aziende la fotografia della loro situazione le possiamo accompagnare anche in un percorso di crescita e impegno su questo fronte. Anche perché le banche chiedono sempre di più informazioni sui temi ambientali e di sostenibilità per concedere credito. E presto ripartiremo per sviluppare dati come consumo di acqua, uso e scelta delle materie prime e così via. E coinvolgeremo anche le Università, dal Politecnico al Piemonte Orientale, per ottenere questi dati. L'obiettivo, in un futuro, è di fare entrare questi parametri anche nella formazione del rating. Dobbiamo aiutare le imprese a tirare fuori questi dati, altrimenti si potrebbero perdere anche occasioni a livello europeo in termini di finanziamento".
"Da anni collaboriamo con Unione su argomenti cosi importanti - conclude Luca Asvisio, presidente dell'ordine dei Commercialisti ed esperti contabili di Torino - anche perché al fianco di ogni azienda c'è sempre almeno un commercialista. Ma i bilanci di sostenibilità non bastano, altrimenti il rischio di green washing è forte".