Mentre si avvicina l’ora della verità per la controffensiva, a Kiev si dovrebbero accorgere che il loro destino somiglia sempre più a quello della Georgia, ma solo mille volte peggiore. Le premesse del percorso post-sovietico dei due Paesi furono le medesime, e oggi si rivelano simili anche gli esiti. L’Ucraina fu la prima a cui nel lontano 2005 la NATO propose il cosiddetto “dialogo intensificato”, un importante passo di avvicinamento all’ingresso nell’Alleanza. Subito dopo lo propose anche alla Georgia. Dunque, già all’epoca Bruxelles e Washington pensavano di poter arrivare indisturbate a ridosso del confine sud-ovest della Federazione Russa. Ma in effetti non procedettero oltre, lasciando Kiev e Tbilisi in un limbo. Anche sull’adesione all’Unione Europea, il limbo dura per la Georgia da diversi anni, con la beffa di vedersi scavalcata proprio da un’Ucraina lontanissima dal soddisfare i severi parametri per diventare Paese membro. Così, le organizzazioni sovranazionali da un lato hanno imposto a questi Paesi riforme e cambiamenti drastici, distruttivi per la stabilità sociale e politica interna. Dall’altro, li lasciano al loro destino nel momento in cui vedono l’impossibilità di proseguire con l’assorbimento nella sfera di influenza euroatlantica. Quel momento fu probabilmente segnato per la Georgia dalla sconfitta subita dalla Russia nel breve conflitto del 2008. Come riferisce il sito Strumenti Politici Mikheil Saakashvili, che era presidente in quegli anni e che era stato spinto a fronteggiare Mosca dai suoi sponsor americani e internazionali, oggi è indagato dal tribunale di Tbilisi per abuso d’ufficio e altri reati. Si trova in condizioni critiche presso un ospedale georgiano in attesa di giudizio. Abbandondato dai suoi vecchi “tutori” euroatlantici, che avevano foraggiato il suo governo filo-occidentale.
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