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Economia e lavoro | 20 luglio 2023, 12:51

Coesa, a Torino il futuro dell'energia si osserva da una "torre" fotovoltaica di 36 metri

L'azienda emergente nella transizione energetica propone una nuova sfida realizzata con pannelli usati. Il prodotto sarà immagazzinato in una batteria di sabbia low cost

pannello fotovoltaico

Una nuova sfida realizzata con pannelli usati (prototipo in scala ridotta)

Una torre (letteralmente) di 36 metri fatta con pannelli fotovoltaici usati, in grado di produrre 250 kilowatt di energia pulita, da immagazzinare in una batteria di sabbia low cost.

Ecco la nuova sfida che lancia Coesa, gruppo emergente torinese che si occupa di energia e transizione ecologica, nata nel 2012 e già alla ribalta. Fotovoltaico (con la sola eccezione per i privati), efficientamento, interventi di miglioramento delle strutture esistenti. Una torre, proprio per ridurre il consumo di suolo. E andando a recuperare materiale di seconda mano.

L'energia si ottiene scaldando la sabbia 

Per ora esiste un prototipo in scala, che utilizza la stessa tecnologia inaugurata lo scorso anno in Finlandia per l'accumulo di energia per la città di Kankaanpäa. L'energia dei pannelli scalda alcune resistenze che portano la sabbia a 500 gradi centigradi. Il calore viene accumulato in un contenitore coibentato e rilasciato e riconvertito in energia secondo le necessità. 

Ricarica per cellulari

"Immaginiamo applicazioni anche per torri da 4 metri, con 1 kilowatt di potenza, per dispositivi autonomi per piccoli impianti", dice Matteo Stoppa, responsabile innovazione di Coesa. "Posso ricaricare dispositivi, addirittura un cellulare, ma anche dispositivi pubblicitari e simili".

Ma non solo: la torre "vede" chi sta davanti a sé, misurando battiti cardiaci e analizzando i parametri biometrici, modulando la sua colorazione e la sua interazione con il pubblico. "Lo pensavamo per applicazioni in luoghi frequentati, così da avere un lato quasi ludico".

Seconda vita per i pannelli usati

Quella dei pannelli fotovoltaici usati è un campo in cui Coesa scommette con forza: si occupa infatti del primo e-commerce dedicato al settore, per un mercato che potenzialmente vale 20 miliardi di euro e che attualmente non ha regole o gestione, se non a livello amatoriale. Ma il 90% dell'usato rischia di finire in discarica, pari a 78 milioni di tonnellate. "In pratica, un mercato nero. Senza tutele per chi acquista - dice Stoppa -, mentre noi vogliamo dare garanzie e certificare la qualità delle tecnologie in vendita".

Una storia iniziata 11 anni fa

Talento emergente del settore (e del tessuto economico locale in generale), Coesa conta su un management giovane e una squadra di circa 30 persone con età media di 32 anni. Ha i suoi fondatori in Federico Sandrone, Dario Costanzo e Paolo Bosco, che dal 2019 si dedica allo spin off di Coesa Engineering. Integra i vertici anche Alberto Lazzaro (ex presidente dei Giovani imprenditori torinesi). 

Effetto-bonus

"Abbiamo avuto una spinta enorme negli ultimi mesi dal Superbonus e dagli altri incentivi come l'Ecobonus - spiegano Sandrone e Costanzo -, ma puntiamo su una forte diversificazione". I numeri parlano di 200 cantieri negli ultimi due abbi, 90mila metri quadri di cappotto termico installato, 20mila metri quadri di serramenti e contratti in essere per 25 milioni di euro. Il bilancio 2022 registra 24,7 milioni di euro con una crescita del 140% sul 2021. I territori principali sono Piemonte, Liguria e Lombardia, ma a breve aprirà una divisione nel Centro Italia.

Di recente, è stato avviato un progetto con l'unione dei Comuni di Langa e del Barolo per dimezzare i consumi elettrici delle scuole dei Comuni di Barolo, Monforte d'Alba, Roddi e Novello sostituendo la vecchia illuminazione. 

Massimiliano Sciullo

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