"Se dovessimo considerare lo sforzo della Polizia di Stato impegnata a garantire il funzionamento del CPR con ispettori e agenti 24 ore al giorno, ci verrebbe da dire che sarebbe meglio evitarlo, attesa la grave carenza di personale. Tuttavia, sull’inutilità del CPR siamo decisamente contrari; una contrarietà che deriva dal senso di responsabilità che guarda alla sicurezza dei cittadini".
"La riflessione della garante comunale detenuti è fuorvianti e forse finanche pregiudizievole. Nella sua analisi - continua Eugenio Bravo, la garante commette l’errore di limitarsi a valutare le espulsioni effettuate nel 2022 dimenticandosi completamente il lockdown decorso nel marzo del 2020 con le consequenziali chiusure sistematiche delle frontiere, mantenute fino a settembre/dicembre del 2022, a seconda dei paesi di provenienza degli extracomunitari. Non solo, la garante dimentica altresì che le poche frontiere che venivano riaperte acconsentivano il rimpatrio solo agli extracomunitari che risultavano negativi al tampone COVID; poichè nessuno di questi migranti si sottoponeva all’obbligo dei tamponi, diventava praticamente impossibile il loro rimpatrio ma, al contrario, venivano fatti uscire dal CPR per scadenza di termini, tornando a circolare liberamente per le nostre città."
"In conclusione la garante non tiene minimamente conto delle percentuali pari a circa il 60% delle espulsioni effettuate negli anni precedenti al COVID e fino a tutto il 2019 e, tra le quali, forse non sa, che venivano effettuate anche quelle senza gli accordi bilaterali; la garante si limita a considerare solo il 2022 nonostante tutte le chiusure ai rimpatri causate dalla pandemia. Per il SIULP di Torino i CPR sono fondamentali per ospitare temporaneamente coloro che escono dal carcere o i pregiudicati che circolano nella città o paesi limitrofi. Infatti, al contrario, l’assenza del CPR non consentirebbe di procedere alla loro immediata espulsione ma verrebbero esclusivamente muniti dell’Ordine rilasciato dal Questore a lasciare il territorio dello Stato entro sette giorni e che mai verrà ottemperato. Infine, nel rispetto del Decreto Legge il CPR di Torino andrebbe trasferito fuori dalla città, atteso che, l’unico CPR d’Italia che si trova ancora in città è solo quello di Torino. Un CPR, che per essere molto più funzionale, andrebbe collocato in direzione aeroporto considerando che i rimpatri vengono effettuate con voli aerei. Tuttavia l’unico vero problema sotto l’aspetto organizzativo riguarda le difficoltà e l’impegno esorbitante delle forze dell’ordine nella gestione del CPR che, tuttavia, non è di secondo piano".