Le valli montane e le zone rurali non si spopolano se continuano ad essere presenti servizi. Oltre a scuole e negozi, è essenziale che i territori periferici siano collegati con i centri cittadini ed altre realtà tramite il trasporto pubblico locale, che deve essere capillare e frequente. Lo sa bene la consigliera regionale del Pd Monica Canalis, che aveva presentato un emendamento al bilancio preventivo 2024, che chiedeva di mettere 10 milioni di euro per la soppressione dei passaggi a livello sulle linee più decentrate.
Canalis, cosa è successo alla sua proposta?
La maggioranza di centrodestra purtroppo l'ha bocciata. Oggi sul bilancio di Palazzo Lascaris non ci sono fondi per questi interventi: la Regione pensa se ne debbano fare carico RFI e Trenitalia, però non è sempre stato così.
Cosa intende?
Nel 2019, ad inizio legislatura, erano previsti 10 milioni di euro sul bilancio regionale per la soppressione dei passaggi a livello: 5 milioni di fondi nazionale e 5 regionali.
Quali sono le linee più problematiche della nostra provincia?
Sicuramente la Pinerolo-Chivasso e la Chieri-Rivarolo, che vengono segnalate tra le peggiori anche da Legambiente: i treni vengono soppressi e si registrano ritardi. Disservizi dovuti a problemi tecnologi dei passaggi a livello, ma anche a sistemi vetusti che spesso si bloccano. Oltre a sostituire gli impianti, bisognerebbe fare sottopassi e sovrappassi, soprattutto negli attraversamenti più complessi come Piscina, Airasca e Nichelino sulla Pinerolo-Chivasso.
Ma la giunta Cirio ha azzerato completamente il fondo o una parte è stata investita?
Nel 2020 il centrodestra ha tolto due milioni di euro, poi nel corso dello stesso anno sono stati investiti un milione e 650 sul passaggio a livello tra Racconigi e Cavallermaggiore. Con gli altri sei milioni si sarebbe potuto sopprimere almeno un altro passaggio a livello, ma nel 2023 questo capitolo è stato azzerato.
Da più parti del territorio i sindaci, ma anche gli automobilisti, segnalano problemi di sicurezza
Sì, penso a Vinovo dove il passaggio livello é a doppia chiusura: gli automobilisti fanno lo slalom. In somma urgenza era stato chiesto di sopprimerlo per questioni di sicurezza, ma neanche quello in 5 anni è stato abolito.
Quindi il centrodestra non ha fatto nulla?
La giunta Cirio sta procedendo al dialogo con RFI e Trenitalia, che al momento non sta dando esito. È chiaro che serve un negoziato con questi soggetti. Dall’altro la Regione deve però mettere fondi.
Come si sposta la gente in Piemonte?
Secondo i dati Eurostat del 2019, nella nostra regione c'erano 2milioni e 930 mila auto circolanti: 67,4% di macchine circolanti ogni 100 abitanti. E’ importante investire sui treni perché non inquinano e non creano traffico. I mezzi su rotaia sono più sicuri: si riduce poi il numero di incidenti. L'auto costa di più rispetto al treno, e quindi quest'ultimo diventa strumento sociale.
Che effetti pratici ha la riduzione dei collegamenti ferroviari?
La chiusura delle ferrovie è strettamente collegata allo spopolamento delle aree interne. Negli ultimi venti anni sono stati sradicati 450 chilometri di binari: i pendolari si sono ridotti da 200mila a 130mila in Piemonte. Il treno è il mezzo più ecologico e più sicuro: non basta investire sull'Alta Velocità, ma bisogna rilanciare anche le ferrovie minori, favorendo inoltre l'intermodalità con piste ciclabili e altre forme di modalità.
Dopo il Covid è cambiato qualcosa?
Cirio non ha ripristinato il servizio pre-pandemia: il trasporto ferroviario è inferiore al 2019. Nel tpl l'offerta crea-domanda e l’offerta piemontese è diminuita: nonostante ciò, abbiamo riscontrato che c’è stato un aumento della domanda, vale a dire che anche con una minor offerta di servizio, i piemontesi chiedono più treni. Cosa bisogna fare per convincere a mettere più treni?
A livello di finanziamenti?
I fondi regionali per il trasporto pubblico locale (ferro più gomma) sono passati da 75 mln del 2018 a 54 nel 2023. Il trasporto ferroviario cuba lo 0.6% del bilancio regionale, mentre in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna supera l'1%.
La storia del Piemonte è intimamente legata allo sviluppo ferroviario
Nel 1871, quando è nata l'Italia, la nostra regione era quella con la ferrovia più sviluppata: in quell’anno c'erano 2.189 chilometri di binari a livello italiano, di cui 850 nel Regno Sardegna. Quasi la metà della ferrovia era qui perché Cavour credeva nel trasporto su ferro.
Quale è la situazione attuale?
La giunta Cota chiuse 12 linee ferroviarie, come la Santhià-Arona e Torre Pellice-Pinerolo, e anche nelle linee sopravvissute è diminuito il numero di corse.
C'è una soluzione?
Io credo che la risposta sia la “cura del ferro”. Investire sulla rotaia vuol dire inclusione sociale, per quei cittadini che non possono permettersi la macchina. E’ lotta alle disuguaglianze territoriali perché contribuisce a fermare lo spopolamento ed è salute. Se noi contrastiamo l'inquinamento, preserviamo la salute dei cittadini. Il treno è anche sicurezza, meno incidenti. Si deve invertire la rotta, essere più forti nelle trattative con Trenitalia e Rfi per migliorare le linee più disagiate e essere più veloci nella soppressione dei passaggi a livello.
Il Partito Democratico ha fatto diverse proposte per migliorare il trasporto ferroviario?
Il Pd aveva chiesto di avere un biglietto unico regionale, con l'obiettivo di creare coordinamento per tutti i territori e tutti i vettori. Il 5 febbraio - da parte di 65 sindaci, consiglieri metropolitani e regionali - c'era stato un appello a Regione, Trenitalia e Rfi per intervenire sulla Pinerolo-Chivasso. Insomma, abbiamo cercato di smuovere questo immobilismo deleterio.