Nel mondo esistono diversi casi di riproduzione di monumenti, e ce n'è una anche della Mole Antonelliana, il più famoso ed importante di Torino.
Dove si trova?
In America, e precisamente nella Pampa Gringa, nella città di San Francisco, dove è ubicata in uno spazio verde realizzato in onore degli emigrati piemontesi che, tra la fine dell'800 e gli inizi del 900, giunsero in America in cerca di lavoro e di fortuna. Riprodotta in scala 1:10, in forma stilizzata e costituita da una struttura metallica, è presente insieme al Monumento Nazionale al Migrante Piemontese.
Sono numerose le notizie, pubblicate sui quotidiani locali americani, riguardanti gli emigrati piemontesi.
Ad esempio, il "Clarin", una delle principali testate di Buenos Aires, il 15 dicembre 1977 scriveva: "Tre milioni e mezzo di nostri cittadini sono oriundi o vengono dal Piemonte dove c'è storia, passato, leggenda. Sono quì con noi, parlano e cantano in piemontese, però sono argentini, molto argentini e stanno facendo giorno per giorno il nostro sviluppo".
Il senatore Giulio Salusso di Cordoba oriundo di Cavour, dove faceva ritorno spesso, scrisse: "Sono gli eredi e i custodi dell'impegno ad ogni livello di audaci e umili colonizzatori, guerrieri senza armi, sognatori con braccia e cuore d'acciaio, emigrati della povertà, del feudalismo e delle guerre europee, che vennero quì - asciugando le lacrime dello sradicamento - per imporsi sopra un solco nuovo in un paese da costruire. Vennero "a farsi l'America", direbbero gli indifferenti, "a fare l'America" spiegherebbero meglio gli osservatori più attenti. E per questo ci rimasero: questa fu ed è la loro nuova patria. E quì ci sono i morti delle generazioni precedenti, ci sono uomini, i figli e i nipoti. Il passato ed il presente, l'epopea ed il futuro. Nei vecchi cimiteri dell'Argentina giacciono innumerevoli gli emigrati piemontesi vittime della solitudine e della nostalgia che seppero vivere in pace con i nativi creoli e con gli aborigeni, senza dover pesare sulla loro coscienza la morte di nessun indio. E furono anche servi della gleba, muratori, manovali, schiavi delle rotaie. Così l'enorme distesa di terra argentina senza confini e senza prospettive ha conosciuto poco a poco la fibra di questi uomini e donne che perfino imposero la parlata piemontese ai nativi".