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Un Occhio sul Mondo | 01 giugno 2024, 09:00

Stoltemberg di nome ma non di fatto

Il punto di vista di Marcello Bellacicco

Stoltemberg di nome ma non di fatto

Nella storia della NATO, che il prossimo luglio compirà 75 anni, a parte un'eccezione negli anni '60, la media della permanenza in carica del Segretario Generale è stata di circa 4/5 anni. Alla citata eccezione, costituita dal politico olandese Joseph Luns, che rimase in carica dal 1961 al 1974, se ne è ora aggiunta un'altra, con l'attuale Segretario Jens Stoltemberg, che è ormai arrivato al suo decimo anno di reggenza del più alto scranno dell'Alleanza. Si tratta indubbiamente di un'anomalia, perché un'alternanza cadenzata in questa delicatissima posizione costituisce, da sempre, un'intrinseca e sostanziale garanzia di equilibrio, nella gestione di quella che può essere considerata la più potente Organizzazione Internazionale, unica al mondo in grado di tradurre, con automatismo ed immediatezza, una decisione politica in un'azione militare.

Ma chi è il Segretario Generale della NATO? Per rispondere è sufficiente consultare il sito ufficiale dell'Alleanza, che recita “E' il più alto funzionario internazionale. Ha il compito di guidare le consultazioni e il processo decisionale all’interno dell’Alleanza e di garantire l’attuazione delle decisioni. Il Segretario Generale è anche il portavoce capo della NATO, nonché il capo dello Staff Internazionale dell’organizzazione, che ha il compito di fornire consulenza, orientamento e assistenza amministrativa alle delegazioni nazionali nei quartieri generali della NATO.”

Come si nota, viene definito un Funzionario che, quindi, non ha un suo potere decisionale, ma deve assolvere solo compiti di coordinamento, di consulenza e, soprattutto, di attuazione delle decisioni che vengono assunte dal più importante Organo della NATO, il Consiglio del Nord Atlantico. Questo ha, ovviamente, natura esclusivamente politica e, a seconda della valenza della decisione da assumere, si può riunire a vari livelli, da quello routinario di Ambasciatore, sino a quello più elevato, che coinvolge i Capi di Governo.

Ma il ruolo di funzionario sembra stare molto stretto all'attuale Segretario Generale, che dall'inizio della crisi Russo-Ucraina, sta dimostrando di non saper o, molto più probabilmente, di non voler rispettare i limiti imposti dalle sue “funzioni”.

Ma chi è Jens Stoltemberg? Indubbiamente, lo si può definire come il classico predestinato della politica europea, secondo un teorema familiare, molto noto anche a noi Italiani. Figlio del politico laburista Thorvald Stoltemberg (1931-2018), più volte ambasciatore presso le Nazioni Unite, poi Ministro della Difesa e Ministro degli Esteri e di Karin Stoltemberg (1931-2012), che fu Segretario di Stato in più governi durante gli anni '80, si può dire che Jens abbia potuto da sempre respirare quell'aria, spesso rarefatta, che caratterizza i più alti livelli socio-politico-diplomatici.

Dopo alcune giovanili esperienze di estrema sinistra con il Gruppo marxista-leninista “Gioventù Rossa”, compreso un assalto all'Ambasciata USA di Oslo, da cui ne esce indenne, al contrario di molti suoi compagni arrestati, il futuro Segretario NATO vive la sua gioventù all'estero, al seguito del padre. Dopo essersi laureato in Economia nel 1987, inanella tutta una serie di incarichi progressivamente sempre più importanti, sia nazionali che internazionali. Dal 1990-1991 Segretario di Stato al Ministero dell’Ambiente, 1991-2014 Membro del Parlamento norvegese, 1993-1996 Ministro dell’Industria e dell’Energia, 1996-1997 Ministro delle Finanze, e arriva anche alla carica il Primo Ministro nel 2000, alla guida di una coalizione di minoranza a seguito di crisi di governo e nel periodo 2005-2013, regolarmente eletto. Nel 2013 perde le elezioni, ma casca in piedi perché viene nominato l'anno dopo, come successore del danese Rasmussen, alla guida della NATO.

Da evidenziare che, durante il suo periodo di governo, la Norvegia aumenta sensibilmente le spese per la Difesa, con il risultato che, ancora oggi, è tra le Nazioni europee con il maggiore impegno finanziario pro capite in questo settore. Sotto il profilo politico, Stoltemberg sollecita più volte l'Alleanza ad una maggiore attenzione verso i problemi di sicurezza dei confini della NATO e sostiene una maggiore cooperazione euro-atlantica, evidenziando una grande sensibilità nei confronti degli Americani.

Il 1 ottobre 2014, inizia il suo primo mandato come Segretario Generale della NATO, che gli viene successivamente rinnovato nel 2018, con scadenza nel 2022. Con l'aggressione russa all'Ucraina, ottiene due successive proroghe annuali, che lo portano ad essere tuttora in carica.

Indubbiamente, Stoltemberg sta quindi vivendo uno dei periodi più difficili della storia dell'Alleanza, ma non si può dire che lo stia gestendo nel pieno e completo rispetto delle sue funzioni di mero funzionario, per quanto al più alto livello, uniformandosi disciplinatamente alle decisioni degli Stati Membri, dopo che queste sono state assunte. In questo biennio, le sue “fughe in avanti”, sempre esternate con frequentissime dichiarazioni molto chiare nei contenuti, sono state molteplici e spesso dirompenti, in una situazione internazionale già intrinsecamente delicata.

Talvolta, con queste sue posizioni, il Segretario Generale ha messo in seria difficoltà molte Nazioni alleate, che non condividevano assolutamente le sue affermazioni, come sta nuovamente accadendo proprio in queste ore, con la questione relativa all'impiego, contro il territorio russo, delle armi occidentali fornite a Kiev.

E' inaccettabile dover veder il nostro Ministro degli Esteri Taiani affannarsi a ribadire il no italiano a questa possibilità, che riguarda non semplici colpi di artiglieria, ma più potenti e letali missili.

Al settimanale inglese “The Economist” Stoltemberg si è permesso di dire “E’ giunto il tempo per i Paesi membri della NATO di considerare se debbano revocare alcune delle restrizioni all’uso delle armi che hanno donato all’Ucraina” e ancora “Negare all’Ucraina la possibilità di usare queste armi contro obiettivi militari legittimi nel territorio russo rende loro difficile difendersi soprattutto ora che ci sono molti combattimenti in corso nella regione di Kharkiv, vicino al confine”. Queste sono dichiarazioni politiche che un Funzionario della più potente Organizzazione Politico-militare al mondo non può e non deve fare, perché una posizione del genere può essere partorita solo dal Consiglio del Nord Atlantico, dopo l'approvazione unanime di tutti i paese Membri. Al limite, il Segretario potrebbe suggerirla in sede di Consiglio, a porte chiuse e non pubblicamente, mettendo a rischio la stessa credibilità internazionale dell'Alleanza, che appare in tal modo divisa e con divergenze interne.

E come detto, non su un aspetto marginale, ma sull'impiego dei missili da crociera Storm Shadow/Scalp EG forniti da Gran Bretagna, Francia e probabilmente anche Italia, come recentemente dichiarato dal Ministro britannico Grant Shapps (non smentito da Roma), oltre ai missili balistici tattici ATACMS, forniti ultimamente dagli Stati Uniti.

Tanto per capire, i primi sono l'arma offensiva più potente e con il maggior raggio d'azione in dotazione alle Forze Armate italiane, con capacità di colpire a 250 km, a velocità di 1000 km/h e con sistemi di schermo contro rilevamento radar e infrarossi. L'Aeronautica Militare ne ha (o aveva) un paio di centinaia per armare gli aerei Tornado ed Eurofighter.

I secondi sono missili superficie-superficie, con gittata da 140 a 300 km.. Quindi stiamo parlando di consentire all'Ucraina di colpire a breve-media profondità il territorio russo, un'evoluzione operativa non da poco nell'attuale guerra, che giustifica pienamente gli affanni e le apprensioni del nostro Ministro Taiani, che nelle scorse ore ha partecipato al Meeting NATO di Praga a livello Esteri.

Tuttavia, è da sottolineare che il nostro politico si è trovato di fronte ad una dichiarazione americana favorevole a tale opzione di liberalizzazione dei missili, per cui verrebbe da pensare che le affermazioni di Stoltemberg, di qualche settimana, fa non siano state altro che un anticipo di quanto Washington aveva già programmato. Una sorta di sasso nello stagno premeditato per sondare le reazioni degli Alleati.

Ma è non certo la prima volta che il Segretario della NATO anticipa quanto poi gli USA propongono/impongono nell'ambito dell'Alleanza.

A ridosso dello scoppio della guerra Russo-Ucraina, il Norvegese ha ingaggiato un “duello rusticano” con i massimi esponenti del Ministero degli Esteri cinese, accusando il gigante asiatico di essere co-responsabile con la Russia di quanto stava accadendo.

A titolo di esempio, si riportano brevemente un paio di affermazioni di Stoltemberg particolarmente dure e importanti, che dopo un po' di tempo si sono tradotte in una svolta fondamentale per la NATO.

La prima l'ha pronunciata nel giugno 2021, cioè in anticipo rispetto all'aggressione russa all'Ucraina “La nuova alleanza Russia – Cina minaccia la NATO”. La seconda risale al marzo 2022, immediatamente dopo l'attacco “La Cina per la Nato non è un nemico, ma la sua crescita ha implicazioni per la nostra sicurezza e tutto ciò verrà preso in considerazione dal prossimo piano strategico”.

Due dichiarazioni di natura palesemente politica, che hanno anticipato quanto poi successo a Madrid il 2 luglio 2022, nel Vertice a livello Capi di Governo (per l'Italia Draghi), che ha approvato il nuovo Concetto Strategico della NATO, in cui l'Alleanza dichiara esplicitamente che il suo primo nemico è la Russia ma, soprattutto, inserisce la Cina tra i potenziali pericoli ed estende la sua area di interesse a tutto il mondo (non più solo quella euro-atlantica), comprendendo anche la Regione indo-pacifica dove, come noto, sussiste un gigantesco “problema Taiwan”. Una nuova posizione molto gradita agli Stati Uniti, ma la cui convenienza per gli Alleati europei è tutta da verificare.

Per concludere, molti analisti e giornalisti, valutando l'operato di Stoltemberg di questo biennio, tendono ad applicare il teorema “Nomen omen”, in un'ottica di stoltezza gestionale dell'incarico di Segretario Generale della NATO. Qualora ciò fosse vero sarebbe molto grave, perché significherebbe che abbiamo alla guida dell'Alleanza una figura non all'altezza della gravità della situazione. Tuttavia, i fatti sembrano poter portare anche ad una altra conclusione, cioè che il Norvegese non sia poi così stolto, ma sia solo “uomo dell'America”, che si muove e parla in funzione di ciò che l'America vuole e persegue. D'altra parte, questa tesi si sposa molto bene con il trend che la NATO da sempre evidenzia, in cui gli Stati Uniti decidono e l'Europa si adegua.

Ora tocca all'impiego dei missili in Ucraina. Speriamo che l'Italia abbia la forza di mantenere la sua posizione del no, perché siamo di fronte ad una svolta pericolosa nelle già precarie relazioni Russia – NATO.

Marcello Bellacicco

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