Una struttura che esiste da 20 anni e che si occupa di un mondo che conta, in Piemonte e Valle d'Aosta, 50mila persone affette da malattie rare. Ecco di cosa si occuperà, ma non solo, la nuova Struttura Semplice di Reumatologia e Centro Malattie Rare - CMID inaugurata all'ottavo piano del Presidio Ospedaliero San Giovanni Bosco di Torino.
Raddoppiare le prestazioni in un paio d'anni
"L'obiettivo è arrivare, con i nuovi spazi, a 10mila prestazioni annue. Arrivando così a raddoppiare le prestazioni nel giro di un biennio", dice Dario Roccatello, direttore del reparto Malattie rare del Giovanni Bosco.
Una struttura in grande crescita
Ma si tratta di un traguardo che segna anche una nuova tappa di un percorso ormai avviato. "Questo è un ospedale di secondo livello che sta crescendo moltissimo in questi ultimi anni - dice Carlo Picco, direttore Generale ASL Città di Torino e Commissario Azienda Sanitaria Zero -, dalla cardio chirurgia alle nuove sale angiografiche e molto altro ancora".
Il settore pubblico resta sempre centrale
"Sociale e sanita vanno di pari passo - aggiunge il governatore del Piemonte, Alberto Cirio - e noi continuiamo a puntare sulla sanità pubblica. Perché la privata può essere un elemento complementare, ma mai quello dominante. Vogliamo destinare le risorse al nostro personale, valorizzando le donne e gli uomini che lavorano per la nostra sanità".
"Sosteniamo l'eccellenza e, come dimostrano i nuovi fondi arrivati dall'Europa, dimostriamo di spenderli bene e nei tempi giusti - prosegue -. Il Covid ci ha impedito di mettere mano al Piano socio sanitario, nel primo mandato e lo vogliamo fare ora".
Un doppio disagio da contrastare
"Chi soffre di malattie rare (e le loro famiglie) vivono un doppio disagio e spesso si crea una disuguaglianza ingiustificata - dice l'assessore regionale al Welfare, Maurizio Marrone - e per questo le istituzioni devono impegnarsi per ridurre ulteriormente questo divario. Il mondo del sociale, in particolare, deve esserci".
Rilanciare un quartiere difficile
E il neo assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, conclude: "Mantenere un presidio sanitario di altissimo livello in un quartiere particolarmente difficile, è ancora più importante. È una delle carte che possiamo giocarci per il rilancio della nostra comunità. E accanto alla qualità delle cure e dei macchinari si abbina anche la qualità degli ambienti, per far sentire a proprio agio non solo gli operatori, ma anche i pazienti e le loro famiglie".