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Attualità | 19 settembre 2024, 16:46

Mons. Repole spiega il perché dell'impegno sociale della Chiesa

L'arcivescovo di Torino ha affrontato il tema nella Lettera pastorale “Voi stessi date loro da mangiare”, invitando tutti a non dimenticare poveri, malati ed emarginati

Mons. Repole spiega il perché dell'impegno sociale della Chiesa

Mons. Repole spiega il perché dell'impegno sociale della Chiesa

Se un giorno sparissero i volontari o si riducessero le risorse economiche, cosa accadrebbe dell’impegno sociale della Chiesa? Se lo domanda l’Arcivescovo Roberto Repole nella Lettera pastorale “Voi stessi date loro da mangiare”, dedicata al grande tema della Carità e diffusa in questi giorni nelle parrocchie delle diocesi di Torino e Susa (testo scaricabile sul sito diocesi.torino.it).

Scrivendo ai cristiani, ma rivolgendosi a tutta la società civile, Repole chiarisce le ragioni profonde dell’impegno sociale della Chiesa accanto ai poveri, ai malati, agli emarginati. La Carità - spiega l’Arcivescovo - non è una delle tante forme di Welfare, non è un’attività opzionale, ma è lo stile necessario dei cristiani, che hanno incontrato Cristo e partecipano al suo amore per ogni uomo e ogni donna, anche le persone che sembrano scartate dal mondo, anche quelle che si sentono inutili o emarginate.

L’esercizio della Carità dipende dalla vita di fede dei cristiani. Per questo Repole annuncia nella Lettera un nuovo ciclo di catechesi, da lui personalmente curate, per i cristiani adulti, ma anche per tutti coloro che hanno interrogativi sul senso della vita e sono interessati a conoscere il Vangelo di Cristo. 

Primo appuntamento venerdi 22 novembre alle 21 nella chiesa torinese del Santo Volto.

comunicato stampa

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