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Economia e lavoro | 10 giugno 2025, 07:00

Dire «Sì» non è mai stato così sostenibile: i diamanti di laboratorio conquistano l’amore moderno

Un anello che racconta una storia d’amore e, allo stesso tempo, un impegno verso il pianeta: è questa la promessa dei diamanti di laboratorio, protagonisti di un cambiamento silenzioso ma inarrestabile nel mercato dei fidanzamenti

Dire «Sì» non è mai stato così sostenibile: i diamanti di laboratorio conquistano l’amore moderno

Secondo il Real Weddings Study 2025 di The Knot, il 52 delle coppie statunitensi che hanno celebrato o pianificato il matrimonio tra il 2024 e il 2025 ha scelto un anello con diamanti di laboratorio. Tradotto: più di una coppia su due preferisce oggi una gemma nata in laboratorio a quella estratta in miniera. Rispetto al 2019 la domanda è salita di oltre il 40 %, segno che non si tratta di una semplice moda passeggera, ma di un cambio di mentalità radicato.

Prezzi che sorridono al portafoglio

Il primo motivo è sotto gli occhi (e nei portafogli) di tutti: il costo. Un diamante da 1 carato prodotto in laboratorio si aggira in media sugli 845 dollari, mentre un diamante naturale di pari caratteristiche parte da 3.895 dollari. Un divario che permette a molte coppie di risparmiare senza rinunciare a carati, taglio o brillantezza. Non stupisce, quindi, che il budget medio per un anello di fidanzamento sia sceso da 5.500 dollari nel 2023 a 5.200 dollari nel 2024, mentre la quota delle pietre create in laboratorio ha superato per la prima volta la soglia del 50%.

Identici all’occhio, diversi nel cuore

A livello chimico e visivo, diamanti di laboratorio e gemme naturali sono indistinguibili: stessa durezza, stesso scintillio, stessa valutazione sulle classiche “quattro C” (carato, colore, chiarezza, taglio). Solo strumenti specifici, nelle mani di gemmologi qualificati, possono rivelare l’origine della pietra. Questo significa che la proposta di matrimonio mantiene intatto il fascino del diamante classico, ma con un valore aggiunto in termini di trasparenza e tracciabilità.

Qualità che brilla (spesso di più)

I laboratori moderni replicano le condizioni di pressione e temperatura della Terra, ma in un ambiente controllato dove impurità e inclusioni sono ridotte al minimo. Il risultato? Pietre dalla brillantezza spesso superiore, con colori omogenei e pochi difetti interni. Inoltre, avere la possibilità di programmare dimensioni e tonalità consente ai gioiellieri di offrire pezzi su misura con tempistiche più snelle e costi più gestibili.

Una scelta più verde e più etica

Ogni carato estratto comporta il movimento di tonnellate di roccia, il consumo di milioni di litri d’acqua e l’emissione di CO₂. Senza contare le tristemente note questioni legate ai “blood diamonds”. I diamanti di laboratorio aggirano tutto questo: meno impronta ecologica, condizioni di lavoro sicure, filiera trasparente. Non a caso, Millennial e Gen Z — generazioni attente alla sostenibilità — stanno guidando la domanda, dimostrando che lusso e responsabilità possono andare a braccetto.

Il fattore generazionale: Millennial e Gen Z al comando

Per i nati tra gli anni ’80 e i primi 2000, il valore di un acquisto si misura anche nell’impatto sociale e ambientale. Secondo vari sondaggi internazionali, oltre il 70% dei consumatori sotto i 35 anni è disposto a cambiare brand pur di avere prodotti più etici. Gli anelli con diamanti di laboratorio rispondono perfettamente a questa esigenza: mantengono lo status symbol del diamante ma con una narrazione più in linea con i valori contemporanei.

Quando le star fanno da cassa di risonanza

Le scelte delle celebrità amplificano il fenomeno. Meghan Markle ha rivisitato il suo anello di fidanzamento inserendo diamanti di laboratorio; Paris Jackson ha mostrato orgogliosa un solitario da 3 carati montato su oro riciclato; Rooney Mara, Nikki Reed e Bindi Irwin hanno tutte optato per pietre sintetiche, dimostrando che perfino chi può permettersi qualsiasi gioiello punta sulla sostenibilità. Ogni red carpet diventa così una vetrina che normalizza e celebra questa alternativa.

Cosa dice il mercato italiano?

Anche entro i confini nazionali l’interesse cresce. Secondo l’Osservatorio Federpreziosi, nel 2024 il 38% degli anelli di fidanzamento venduti nelle principali città italiane è stato realizzato con diamanti di laboratorio. Le gioiellerie online riportano tassi di conversione più alti del 25% su pagine prodotto che evidenziano l’impatto ambientale ridotto. E mentre alcuni puristi storcono il naso, la fascia di pubblico tra i 25 e i 45 anni mostra un entusiasmo che spinge sempre più boutique — da Milano a Palermo — a integrare linee dedicate.

Domande frequenti: sfatiamo i miti

Si graffiano più facilmente? No. Con un punteggio di 10 sulla scala di Mohs, la durezza resta la stessa.
Perdono valore? Il mercato secondario è in crescita; il valore dipende da carati, taglio e certificazione, proprio come per i diamanti naturali.
Sono davvero “più green”? Su larga scala, il laboratorio richiede meno risorse e genera minori emissioni. Studi indipendenti parlano di un’impronta di CO₂ ridotta fino al 60%.

Che sia per ragioni di prezzo o di coscienza, i diamanti di laboratorio stanno riscrivendo le regole dell’anello di fidanzamento. Offrono la stessa magia del diamante tradizionale, ma con un racconto più vicino alle sensibilità del nostro tempo. E se il trend degli ultimi cinque anni è un indicatore affidabile, presto non parleremo più di “alternative etiche”, bensì del nuovo standard del gioiello romantico. Insomma, dire «Sì» non è mai stato così sostenibile — e, a quanto pare, nemmeno così brillante.








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