In un mondo sempre più veloce e digitalizzato, sono sempre di più i cittadini che rischiano di “restare indietro” con conseguenze serie sulla partecipazione alla vita pubblica e sulla rivendicazione dei propri diritti: per questo, in Barriera di Milano, è nato uno spazio destinato a combattere la povertà digitale e non solo.
I servizi digitali
Si tratta di "Digit@To”, situato in via Maddalene 30 e gestito da ACP – Associazione Contro la Povertà Internazionale: la sede si trova in un immobile ATC e offre servizi di vario tipo a persone in difficoltà: “Grazie a Lavazza - spiega uno dei collaboratori, Daniele Marucco – abbiamo acquistato alcuni pc che utilizziamo per consentire agli utenti di creare e utilizzare lo Spid, sbrigare pratiche come quella del fascicolo sanitario elettronico, consultare documenti come le pagelle dei propri figli o ancora compilare il curriculum”.
Gli altri servizi
Visti i bisogni espressi dal quartiere, l'offerta si è allargata e comprende anche corsi di italiano e informatica per 3 giorni alla settimana in collaborazione con l'associazione Wec Exchange (al momento sono attive 3 classi per un totale di 15 partecipanti, di cui alcuni ragazzi minorenni richiedenti asilo), la distribuzione di cibo e generi di prima necessità, aiuto compiti, doposcuola e l'organizzazione di gite culturali e scientifiche: “La nostra ottica – aggiunge Eliseo Guadagno,il responsabile dello spazio – non è assistenzialista, ma vuole supportare le persone in modo che possano essere autonome e indipendenti”.
Chi usufruisce dello spazio
Tra chi usufruisce del centro c'è Hassnae, giovane mamma di 3 bambini con una storia familiare piuttosto travagliata: “Per caso – racconta – ho incontrato una persona che mi ha consigliato questo posto: è stato un vero e proprio miracolo perché, dopo avermi indirizzato al centro antiviolenza, hanno creato per me un progetto che mi ha permesso di trovare un lavoro, una casa e una macchina, oltre a sostegno psicologico ed economico, permettendomi di cambiare la mia vita”.
L'aiuto non si limita a persone straniere, ma raggiunge anche persone italiane come Franco, con alle spalle un'esperienza in carcere: “Vivo in una casa popolare qui a 2 passi - dice – e devo ammettere che all'inizio c'era un po' di diffidenza. Appena ho avuto modo di capire più a fondo la loro attività, però, siamo diventati amici e ogni tanto do anche una mano come volontario: si tratta di persone che ascoltano e aiutano, e che lo fanno senza scopo di lucro”.