Tre nuove borse di studio, finanziate da lasciti testamentari e intitolate ai benefattori e alle benefattrici, sono state annunciate dalla Fondazione Ufficio Pio. L’obiettivo è sostenere l’accesso, la permanenza e il completamento degli studi universitari di giovani che vivono condizioni economiche o personali difficili.
In un Paese in cui solo un giovane su tre riesce a laurearsi e dove il titolo di studio dei genitori pesa ancora troppo sul destino formativo dei figli, l’iniziativa punta a offrire un sostegno concreto e continuativo a chi rischia di essere escluso dai canali tradizionali di aiuto.
Un percorso che premia costanza e impegno
Le borse sono pensate per accompagnare lo studente lungo tutto il percorso di formazione, dall’immatricolazione fino alla laurea o al post laurea. L’erogazione avverrà in più fasi, legate al raggiungimento di traguardi verificabili come la frequenza, gli esami superati e il conseguimento del titolo.
Non solo un contributo economico, quindi, ma uno strumento per pianificare il futuro con più certezze. La formula pluriennale permette infatti di programmare spese e tempi, incentivando responsabilità e motivazione.
"In questa cornice il merito è inteso in modo ampio e contestualizzato – ha sottolineato Franca Maino, presidente della Fondazione Ufficio Pio – Accanto ai risultati accademici trovano spazio l’impegno, la continuità e i traguardi raggiunti anche in condizioni difficili. È una scelta che si inserisce nella nostra visione partecipativa e di valorizzazione delle potenzialità personali".
Nove borse, tre direzioni
Le opportunità messe a disposizione sono in tutto nove, con caratteristiche diverse a seconda del profilo dei candidati. La borsa intitolata a Ermanno Costantini e Maria Teresa Fossati Reyneri sostiene gli studenti di Medicina e Chirurgia dell’Università di Torino in difficoltà economiche o personali, in particolare chi deve affrontare situazioni di fuori corso.
Cinque borse sono invece dedicate a studenti universitari e dottorandi con disturbi del neurosviluppo, iscritti negli atenei piemontesi. In questo caso, la candidatura richiederà la presentazione di un progetto di studio articolato e di lungo periodo.
Infine, tre borse sono riservate ai giovani che hanno già preso parte ai programmi della Fondazione Ufficio Pio negli ultimi anni e che desiderano proseguire la formazione post laurea, in Italia o all’estero.
Spese ammissibili e criteri di selezione
Ciascuna borsa coprirà spese fino a 15 mila euro, tra tasse universitarie, master, corsi di lingua, materiali didattici, strumenti compensativi, vitto, alloggio, trasporti e connessione internet. Potranno candidarsi ragazze e ragazzi con un ISEE non superiore a 15 mila euro.
Le domande, aperte fino al 20 ottobre, saranno valutate da una Commissione nominata dalla Fondazione secondo criteri di trasparenza e imparzialità. In particolare, per la borsa dedicata a studenti con disturbi del neurosviluppo, è stata inserita in Commissione anche una ex beneficiaria del programma Percorsi, per dare voce a chi ha già affrontato un cammino simile.
Una rete tra Fondazione e atenei piemontesi
"Questa scelta nasce dalla volontà di utilizzare i lasciti testamentari per sostenere nuovi percorsi di studio – ha spiegato Franca Maino – È un’iniziativa in linea con la nostra missione: garantire il diritto allo studio e contrastare le diseguaglianze. E lo facciamo insieme agli atenei piemontesi, perché da soli non potremmo raggiungere questi risultati".
Dello stesso parere William Revello, direttore della Fondazione: "Le risorse saranno legate non solo ai crediti universitari, ma anche al progetto formativo che ogni studente presenterà. Tre borse sono pensate per il post-laurea e rivolte a chi ha già partecipato ai nostri programmi. È un modo per continuare a investire sui giovani che hanno camminato con noi".
I dati sull’università in Italia e in Piemonte
Secondo l’OCSE, in Italia solo un terzo dei giovani tra i 25 e i 34 anni arriva alla laurea, con appena il 43% che conclude la triennale nei tempi previsti. I percorsi brevi sono fermi allo 0,3%. Il Piemonte rappresenta però un’eccezione positiva: negli ultimi anni sono state raddoppiate le risorse per le borse di studio Edisu, passate da 13,2 a 27 milioni di euro.
Tuttavia, la domanda resta più alta dell’offerta, motivo per cui le nuove borse dell’Ufficio Pio diventano un tassello importante per colmare il divario.
Le voci dagli atenei
"Queste borse rafforzano la collaborazione tra atenei piemontesi e Fondazione Ufficio Pio e mettono al centro diritto allo studio e inclusione – ha commentato il Rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna – Sono un investimento in capitale umano che avrà ricadute positive per tutto il territorio".
Sulla stessa linea la professoressa Carla Tinti di Unito: "Si tratta di un’iniziativa che non si limita all’aiuto individuale, ma diventa un’opportunità di crescita collettiva. Il termine inclusione è forse generico, ma qui l’attenzione è chiara: sostenere gli studenti che rischiamo di perdere se non offriamo strumenti adeguati".
Il vicerettore del Politecnico, Stefano Zucca, ha invece sottolineato l’aspetto innovativo: "L’approccio progettuale è da apprezzare. Chiedere agli studenti di immaginare e pianificare il loro futuro li spinge a crescere e a raggiungere obiettivi che da soli sarebbero difficili. Anche sul fronte delle neurodivergenze, il Politecnico è da anni attivo con azioni concrete e queste borse vanno nella stessa direzione".
Infine, Davide Porporato, delegato del Rettore dell’Università del Piemonte Orientale per inclusione e diritto allo studio, ha rimarcato: "Non basta dare, bisogna accompagnare. Queste borse hanno il merito di guidare lo studente nel percorso, non di controllarlo, ed è questo il vero valore aggiunto".
















