Per l’eutanasia in Italia è il primo convegno, nel nostro paese, organizzato interamente a favore dell’eutanasia, da parte della Consulta di Bioetica di Torino, associazione di volontariato culturale che dal 1989 promuove un dibattito laico, competente e rigoroso sui problemi etici della biomedicina, e di Politeia, Centro studi che dal 1983 incoraggia il dibattito di etica pubblica e delle varie etiche applicate.
Lo scopo del convegno è stato, quindi, quello di presentare le prospettive filosofiche e culturali a sostegno della proposta di una legge che ammetta, in Italia, l’eutanasia. “Abbiamo stilato un manifesto sull’eutanasia, approvato dall’assemblea dei soci,” – ha spiegato Maurizio Mori, professore ordinario di Filosofia morale presso l’Università degli Studi di Torino e presidente della Consulta – “per lasciare una traccia concreta. Non ha lo scopo di regolarizzare i casi di eutanasia clandestina, bensì quello di lanciare un messaggio che sottolinei l’importanza della dignità della vita e della possibilità di scegliere, evidenziando l’autonomia decisionale e l’autodeterminazione che caratterizzano gli individui”.
Avere la possibilità di scegliere la via eutanasica, dunque, porterebbe a una maggiore libertà, perché “tutti devono decidere in maniera indipendente” – ha affermato Demetrio Neri, dell’Università degli Studi di Messina – “e nel modo migliore rispetto alle proprie convinzioni: bisogna vivere con dignità in tutte le fasi dell’esistenza”.
Infatti, “il morire deve diventare una scelta libera del cittadino” – ha sottolineato Mina Welby, moglie di Piergiorgio e co-presidente dell’associazione Luca Coscioni – “ed è un diritto alla rispettabilità della persona”. “Il problema di fondo” – ha continuato Beppino Englaro, padre di Eluana – “è proprio quello di poter finalmente avere la possibilità di morire”.
Inoltre, “essendo un diritto fondamentale” – ha dichiarato l’avvocato Valerio Pocar – “non dovremmo nemmeno chiederci se sia il tempo giusto per parlarne. Infatti, le indagini demoscopiche mettono in luce che la maggior parte degli italiani risulta essere favorevole all’eutanasia, soprattutto in seguito alla vicenda di Dj Fabo”. “La norma” – ha continuato il professore – “dovrebbe essere di tipo procedurale e indicare, dunque, le modalità con cui essa possa essere effettuata, ma molto cauta nell’elencare le ragioni per cui dovrebbe svolgersi: questa scelta spetta solo all’individuo, e ognuno ha le proprie giustificazioni, a prescindere dalle condizioni in cui si trova”.
Degni di nota, infine, gli interventi internazionali da parte dei rappresentanti delle associazioni olandesi, belghe, svizzere e inglesi, e la tavola rotonda tra politici in cui si è discusso del disegno di legge sulle DAT, le disposizioni anticipate di trattamento, punto di partenza per la discussione sull’eutanasia.