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Attualità | 20 dicembre 2017, 13:40

Nosiglia: "Gesù il primo migrante, bisogna dare soccorso ai poveri, ma uscendo dall'emergenza. Servono progetti per reinserire le persone"

L'arcivescovo di Torino: "Contro l'emergenza freddo apriremo il Maria Adelaide. Ma l'invito è che tutti per Natale ospitino alla propria tavola almeno una persona in difficoltà"

Nosiglia: "Gesù il primo migrante, bisogna dare soccorso ai poveri, ma uscendo dall'emergenza. Servono progetti per reinserire le persone"

Quella che sta per ritrovarsi sotto l'albero è una Torino aperta e solidale, ma con ferite che ancora non si rimarginano. Ed è su quelle che bisogna intervenire.

Ne è sicuro Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino. Che nel suo discorso di Natale tocca parecchi nervi scoperti della nostra città: dai migranti ai poveri, passando dal Moi all'emergenza freddo. Non solo un affondo, ma anche il racconto di quello che la Chiesa vuole fare e sta facendo, in prima persona. "Natale è sempre portatore di speranza - dice Nosiglia - ci spinge ad avere uno sguardo positivo su oggi e sul domani. Dà la speranza nel vivere e nell'affrontare il futuro per costruire un mondo nuovo". 

I numeri però, di recente anche quelli del Censis, raccontano di situazioni sempre più critiche: "Chi sta bene sta sempre meglio e chi sta male sta sempre peggio. Anche nel nostro territorio, dove si fronteggiano le criticità tamponando alla bell'e meglio. Crescono rabbia e rancore: servono risposte alle necessità della gente, non bisogna sottovalutare la situazione. Natale può essere un volano per tutti gli uomini di buona volontà, non solo i cristiani, per chi vuole cambiare le cose in meglio. Bisogna abbattere la statua fatta di denaro, opere militari e altro, ma che ha piedi di argilla. Bisogna ripartire dai poveri e dalle periferie. Non solo fisiche, ma anche esistenziali e culturali". 

E se il giudizio sul territorio non è positivo nel complesso, l'arcivescovo riconosce anche alcuni aspetti di merito. "Torino è tra le città più accoglienti, si fa molto, ma non posso ancora essere contento. Si fa soprattutto risposta all'emergenza, che tocca anche sempre più famiglie italiane per il ritiro del pacco spesa e altro. Ma si rischia di arrivare al collasso e vorrei più impegno e attenzione verso un progetto più strutturato per far camminare le persone con le proprie gambe".

L'intervento di Nosiglia non è solo una critica. Vuole anche raccontare ciò che la Chiesa sta facendo. "Sono discorsi molto concreti. Su cui impegnarsi. E come Chiesa a Torino stiamo lavorando su un welfare che sia anche inclusione sociale e non solo assistenziale. Ogni persona ha diritti di giustizia prima che si assistenza. Ogni persona ha necessità personali, umane e sociali. Un secondo obiettivo è aiutare ciascuno a mettersi in gioco, coinvolgendo le realtà istituzionali, politiche, economiche e del terzo settore. Deve nascere un costume nuovo, già presente in alcuni ambienti della città".

La questione del Moi è esemplificativa di questo approccio: "Si mette al centro la persona e il tema è stato affrontato con tutte le istituzioni unite a fare rete. Ma lo stesso si deve fare per i servizi al lavoro e per l'emergenza freddo". Proprio sull'emergenza freddo il discorso di Nosiglia è finito sul Maria Adelaide, che dovrebbe partire a gennaio, magari andando a sostituire e ampliare i posti attualmente alla Pellerina. "Una scelta accolta da Città della Salute, Diocesi e Comune. Non si tratta di impegnare tutto il vasto ospedale, ma solo una parte del piano terra, attrezzandolo per renderlo vivibile e gestibile facilmente: questo per accogliere chi è senza fissa dimora e ha bisogno di cure perché hanno problemi di salute gravi. Speriamo di arrivare a 50-60 persone. Il Maria Adelaide può diventare un luogo idoneo a dare risposte. Il tutto, in stretta collaborazione con l'ambulatorio "Misericordes" che abbiamo attivato in zona Lingotto sostenuto da medici e infermieri che si prestano gratuitamente".

Un'altra buona pratica è la casa di via Salette, "Una ex casa occupata dove ora gli immigrati e gli stessi centri sociali fanno del loro meglio per organizzare e gestire la struttura, ordinatamente e con turni e compiti ben definiti".

Ma il ragionamento non tocca solo le istituzioni. Anche i singoli sono chiamati a operare. "Invito a ospitare a pranzo un povero in queste vacanze di Natale, magari segnalato dalla Caritas o dalla propria parrocchia". E aggiunge, Nosiglia: "Il primo migrante è stato Gesù Cristo con la sua famiglia. Gli stessi Magi provenivano da terre diverse, con religioni diverse, ma proseguivano insieme".

"La famiglia è il luogo da cui si può edificare il mondo nuovo: i bambini non vedono differenze, siamo noi adulti che facciamo distinzioni di razze, colori e provenienza. Non dobbiamo metterglieli in testa".

Massimiliano Sciullo

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