/ Economia e lavoro

Economia e lavoro | 09 aprile 2018, 11:07

Ritardi di pagamento, Confartigianato lancia l’allarme: “Conseguenze pesanti per quasi 4 aziende su 10”

L’Italia ha il record negativo in Europa. In Piemonte si aspettano in media 125 giorni, peggior dato del Nord Italia. Tra i responsabili, soprattutto le ASL

Ritardi di pagamento, Confartigianato lancia l’allarme: “Conseguenze pesanti per quasi 4 aziende su 10”

Più che la crisi (o insieme alla crisi) sono i ritardi di pagamento a mettere in ginocchio le aziende, soprattuto quelle di piccole e medie dimensioni. E la cosa più sconfortante è che, a far aspettare i propri creditori, è lo Stato.

La pubblica amministrazione. Lo dicono gli ultimi dati elaborati da Assobiomedica, una fonte non casuale, visto che sono soprattutto le ASL a essere tra le maggiori responsabili in questo ambito. I numeri, a livello nazionale, dicono che in Italia abbiamo il record negativo in Europa - una mole di debito pari a 3 punti di Pil (in zona UE la media è dell’1,4%) - e che in tutto il Nord del Paese, è proprio il Piemonte a registrare il dato peggiore, con una media di 125 giorni. 

“Questo dato – sottolinea Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino – dimostra che in Italia il malcostume dei ritardi di pagamento è duro a morire. I ‘cattivi pagatori’ tengono in ostaggio gli imprenditori, costretti a chiedere prestiti in banca per finanziare la carenza di liquidità derivante dalle fatture non saldate, e rappresentano uno dei principali ostacoli alla ripresa economica. Occorre intervenire. perché i ritardi di pagamento sono un cappio al collo delle nostre imprese, soffocandone le capacità competitive e le opportunità di rilancio”.


I numeri dicono anche che i ritardi dei pagamenti hanno avuto pesanti conseguenze sul 37% degli artigiani e delle piccole aziende. “Per non parlare di quando si va al contenzioso legale o di chi il credito è costretto a scontarlo affidandone il recupero a società esterne. – aggiunge De Santis - Soldi che è più difficile avere indietro rispetto ad altri committenti, perché spesso le casse delle aziende sanitarie sono in rosso. Una situazione che rappresenta un grave deficit soprattutto per le piccole imprese che hanno meno facilità di accesso al credito”.


Che fare, dunque, per evitare la beffa di un sistema in cui le aziende rischiano sanzioni nel rapporto con Fisco, proprio perché è lo stesso Stato a non pagare i propri debiti? “Il problema potrebbe essere risolto – conclude il presidente di Confartigianato Torino – consentendo la compensazione secca tra i crediti vantati nei confronti della Pubblica amministrazione e le imposte dovute al fisco".

"Anche perché, in assenza delle risorse dovute dalla P.A., il 10% dei piccoli imprenditori ha dovuto rinunciare ad effettuare investimenti per lo sviluppo dell’impresa, l’8% è stato costretto a ritardare a sua volta i pagamenti ai propri fornitori, il 7% ha dovuto chiedere un finanziamento bancario, un altro 7% ha ridotto le riserve di liquidità d’impresa, il 6% ha ritardato il pagamento di imposte e contributi e un altro 6% ha ritardato il pagamento dello stipendio ai dipendenti”.

Massimiliano Sciullo

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium