La grandezza di uno scrittore sta anche nel saper raccontare il non detto, far trapelare tra le righe il non conosciuto. E una penna raffinata come Javier Marías ha dimostrato, ancora una volta, la capacità assoluta di sottrarre, a quella che potrebbe essere semplicemente una storia d'amore, gli elementi standard di limpidezza e trasparenza, tanto da darle tinte noir senza mai snaturarla.
Berta Isla (Einaudi, 2018) è il nuovo romanzo del grande scrittore spagnolo, presentato ieri al Salone del Libro di Torino. Un'Odissea moderna, ambientata negli anni Settanta, con la Penelope di turno in concitata attesa del ritorno di Tomás, Ulisse irrequieto che ha tanti segreti da nascondere. Pur essendosi sposati dopo anni di fidanzamento, c'è ancora qualcosa di misterioso, in lui. Così come lei, in realtà, la verginità l'aveva persa già prima del matrimonio con un altro uomo.
"Nel romanzo - spiega Marías - ci sono due momenti esistenziali particolarmente forti: l'attesa e la tendenza scomparire. Allo stesso tempo si tratta di un libro sull'impossibilità di sapere tutto con certezza, e la consapevolezza che il nuovo può capitare a tutti. Del resto, si aspetta sempre qualcosa, nella vita".
"Non scrivo mai soggetti che debbano per forza piacere ai lettori, ma scelgo apposta questioni che mi inquietano. Ad esempio il tema del segreto, che spesso è conveniente, perché capita che, conoscendo tutto dell'altro, si rischi di provare una delusione. Tutto ciò che è l'altro dovrebbe sempre appartenere all'immaginazione".