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Attualità | 12 settembre 2018, 12:08

Benevento, il rapper torinese Mu So vittima di discriminazione razziale

Lui: "Non è una questione geografica, sarebbe potuto accadere ovunque". E nel frattempo l’Onu lancia l’allarme razzismo in Italia

Benevento, il rapper torinese Mu So vittima di discriminazione razziale

“Non mi era mai successo”. Jacob, in arte Mu So, rapper guineano di Barriera di Milano, è scosso e amareggiato. Ieri, mentre si trovava a Benevento, città natale della sua fidanzata, ha subito due atti di razzismo nel giro di poche ore. Nel primo caso si trovava in un bar. Un uomo, rivolto al suocero di Jacob, ha detto “Dove l’hai preso questo qui?”, in riferimento al colore della pelle del rapper. Poche ore dopo, passeggiando nei pressi di un cantiere, dove doveva scattare alcune foto presso un’azienda, un operaio si è rivolto a Mu So urlandogli “Io sto lavorando, voi invece fate le foto. Tornatevene a casa vostra”. Due episodi ravvicinati che, per il rapper, che si batte per l’integrazione seguendo diversi progetti sul territorio torinese, oltre all’amarezza indicano la presenza di un fenomeno più complesso.

“Abbiamo un problema che va affrontato – ha spiegato Jacob – e questo non dipende certo dalla città. È accaduto a Benevento, ma sarebbe potuto accadere anche a Torino, o a Milano”. Il tema va posto, perché proprio mentre viene sottovalutato dalla politica e da buona parte della cittadinanza, l’Onu ha lanciato un allarme sull’aumento degli episodi di razzismo in Italia, rivolti soprattutto verso migranti, persone di origine africana e rom. Un allarme che per adesso sembra essere caduto nel vuoto.

Ma Jacob non vuole darsi per vinto. “Non tutti gli italiani sono razzisti – ha detto – ma nemmeno tutti gli africani rubano. Tornerò a Benevento, ma vorrei chiedere a tutti di non ascoltare chi semina odio. Continuerò a fare quel che ho sempre fatto”. Lavorare, seguire progetti e aiutare chi ne ha bisogno, come sta facendo a Torino, insieme a comitati e associazioni, sul territorio di Barriera di Milano e Aurora.

Paolo Morelli

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