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Attualità | 01 luglio 2019, 13:00

Seawatch, da Torino un appello a Mattarella contro gli insulti a Carola Rackete: "Non è questo il Paese che vogliamo"

L'obiettivo è di raggiungere 7.500 firme: si richiede di "esercitare l’azione penale" nei confronti di chi ha offeso la capitana Carola Rackete con insulti sessisti e "tutti quegli uomini e quelle donne che si riconoscono nei principi della Costituzione"

Seawatch, da Torino un appello a Mattarella contro gli insulti a Carola Rackete: "Non è questo il Paese che vogliamo"

"Abbiamo assistito attonite e attoniti allo sbarco di quanti si trovavano a bordo della Sea Watch, accompagnato non da un sospiro di sollievo per le vite salvate, ma da insulti sessisti, minacce e ingiurie non degne di un Paese civile". Inizia così il testo della petizione online sulla piattaforma Change.org (http://chng.it/c6zgqYYGS9), lanciata dai Giuristi Democratici di Torino con il Coordinamento nazionale dei comitati "Se non ora quando?", Cgil Torino e Piemonte, D.i.Re, Famiglie Arcobaleno, Anpi, Arci, Futura, Coordinamento Torino Pride e moltissime altre realtà torinesi e nazionali. 

Si rivolgono al presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo i recenti fatti di cronaca sui nuovi sbarchi di richiedenti asilo a Lampedusa. Lo scopo è di raggiungere 7500 firme, appellandosi "alle forze politiche perché il Parlamento faccia chiarezza sull’episodio e, con la sua azione, sappia opporsi alla barbarie".

"I toni, ma soprattutto i contenuti - spiegano i proponenti -, esulano dal lessico politico e sono totalmente estranei alla democrazia; non è stato offeso soltanto l’onore ed il decoro della Capitana della Sea Watch - con frasi irripetibili e sessiste -, non solo a lei ed alle mogli e figlie dei parlamentari che si trovavano a bordo è stato augurato lo stupro, ma quelle frasi sono una ferita profonda a tutti e a tutte coloro che si riconoscono nei valori fondanti del nostro Paese".

"I responsabili sono agevolmente identificabili in quanto ripresi in numerosi video e, per loro stesso rivendicare, appartenenti ad un partito di governo.
Nello stigmatizzare ogni comportamento volto a calpestare diritti costituzionalmente garantiti, ci opponiamo con fermezza all’odio, razziale o di genere che sia, perché venga riaffermato il primato della legge che prevede come reato i comportamenti minacciosi, ingiuriosi e lesivi della dignità delle persone".

"Nel compimento delle sue attribuzioni la Magistratura ha indagato la Capitana Carola Rackete e nei suoi confronti applicherà la legge con il rigore e l’indipendenza che le è propria; ci aspettiamo che il medesimo rigore venga applicato nell’esercitare l’azione penale anche nei confronti di coloro che all’alba del 29 giugno, nel porto di Lampedusa, con gli auguri di stupro, gli apprezzamenti volgarmente sessisti, hanno offeso tutti quegli uomini e quelle donne che si riconoscono nei principi della Costituzione".

Redazione

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