Non passa giorno senza che l’incriminata riqualificazione di via Nizza minacci la quiete torinese. Soprattutto al rientro traumatico dalle vacanze, quando la città improvvisamente si ripopola di automobili e la routine urbana riprende il suo corso.
Eppure, ci sono anche altri punti di vista sul grande cantiere che, nei mesi passati e a venire, ha interessato e interesserà il tratto da corso Vittorio Emanuele II a piazza Carducci.
Esattamente un anno fa veniva concluso il primo tratto fino a largo Marconi, sul lato opposto a Porta Nuova, con asfalto drenante rosso, risplendente sotto il sole estivo, e una striscia di cordoli gialli a delimitarlo. Oggi, con i lavori mai interrotti, salvo per pochi giorni a cavallo di Ferragosto, il progetto completo sembra pronto a consegnarsi alla città entro il prossimo dicembre, come indicato dal cronoprogramma iniziale. Una notizia già di per sé positiva, considerando le consuete lungaggini che da anni martoriano la viabilità di via Nizza, dalla metropolitana alla costruzione del grattacielo della Regione Piemonte.
Ma il tema qui è un altro. Al centro della discussione, spesso e volentieri monopolizzata dagli automobilisti, è la funzionalità stessa delle nuove corsie tracciate. Perché se da un lato troviamo un’entusiasta ciclista che percorre la via postando il video sulla pagina Facebook di Torino Sostenibile (“Mi sembra incredibile, tutta pulita e ordinata: finalmente mi sento di essere in un Paese civile”, commenta la voce in sottofondo), dall’altra si grida allo scandalo per la ristrettezza del corridoio pedonale tracciato tra le strisce blu e la pista stessa: un percorso che non indica un camminamento obbligatorio, ma pensato per tutelare la sicurezza di entrambi i fruitori, invitando i passeggeri a scendere con cautela e chi va in bici a pedalare responsabilmente.
Eppure, in un progetto che dovrebbe mettere d’accordo tutti – da chi si muove a piedi a chi non rinuncia alle quattro ruote –, basta già sforare la prima metà d’agosto per trovarsi di fronte a molte voci che denunciano il "pericolo imbuto". Chi ce l’ha sotto gli occhi ogni giorno, però, non la vede proprio così.
“La situazione del traffico è assolutamente normale. Non ci sono grossi intoppi se non nelle aree di cantiere, con disagi sino a ora davvero limitati ai minimi termini anche grazie alla disponibilità dell'impresa”, ha spiegato Luigi Matteoda dell’associazione di commercianti Via Nizza È-Vviva. “La nostra paura, però, è che passi il messaggio che via Nizza sia diventata un budello impercorribile con file interminabili, ciclisti che vengono presi a sportellate e altro ancora. Vogliamo evitare che vengano diffuse voci circa la sua impraticabilità”.
E se i negozianti restano comunque fermi su alcune criticità segnalate all'assessorato alla viabilità fin da prima che il cantiere iniziasse (ottimizzazione del carico/scarico merci e “sosta breve” dai 30 ai 60 minuti in primis), non manca l’ottimismo per un sereno confronto tra le parti durante il prossimo tavolo di cantiere con il Comune, il 18 settembre.
Lo ricorda il vicepresidente della Circoscrizione 8 Massimiliano Miano: “Parleremo anche degli arredi urbani, perché l’attuale posizionamento delle panchine desta qualche dubbio”, ha detto, riferendosi al bizzarro orientamento “fronte muro” delle nuove sedute, previste nel piano di riqualifica. Da ricollocare, tra l’altro, quelle smantellate da piazza Nizza, importanti per il valore sociale che creano nel quartiere.
E ha poi aggiunto: “In questi giorni ho percorso il tratto da piazza Carducci al centro e l’ho trovato piuttosto scorrevole. Il vizio di parcheggiare le macchine in doppia fila in alcuni punti persiste, ed è quello, soprattutto, a creare disagi. La prova del nove sarà la riapertura delle scuole, ma per il momento non bisogna creare allarmismo, altrimenti nessuno ci andrà più, in via Nizza. Anche noi, come circoscrizione, avremmo preferito un progetto diverso, con una pista a senso unico. Ma ora che il progetto c’è, si può ancora migliorare”.