Venerdì 1 e Sabato 2 novembre, in collaborazione con Flashback, la fiera d’arte che tornerà a Torino per la sua settima edizione (31 ottobre - 3 novembre, Pala Alpitour) la Galleria Marco Polo ospita la mostra dedicata all’architetto - designer - orafo siciliano, Fabio Cammarata.
Ispirato dall’incontro con stilisti, costumisti e storici del costume, Cammarata inizia la progettazione di gioielli ‘bidimensionali’ come si fa per i cartamodelli nella realizzazione degli abiti.
Formatosi nello stimolante laboratorio della Domus Academy, Cammarata affronta la sua prima esperienza professionale nel vivace atelier di Gianfranco Ferré, è infatti al mondo della moda che indirizza inizialmente la sua ricerca.
Una grande passione per lo studio dell’abito si coniuga presto nell’amore per il monile, visto come esito di un progetto che oltrepassa i confini dell’oggetto prezioso, d’arte o del bijou.
In mostra da Marco Polo alcuni pezzi emblematici delle sue collezioni più significative. Dalla Planetario del 1996, ispirata al dinamismo delle superfici, alle dedicate ai movimenti artistici d’avanguardia quando le arti visive erano un tutt’uno e non aveva senso considerare l’architettura staccata dal design e dalla decorazione. Pezzi ispirati alla Colazione in pelliccia di Meret Opphenheim, pilastro del surrealismo, altri al palazzo della Secessione di Vienna di Joseph Olbrich, o ancora a Klimt o Depero.
A Gehry è ispirata la serie Vele, alla musica Jazz la serie Contrappunto.
Cammarata stesso afferma che la progettazione è parte integrante del suo percorso, un desiderio insito fin dai tempi degli studi di architettura: “Saper progettare bene era la cosa che desideravo maggiormente. Non mi sentivo portato per ideare case, ero più affascinato dal design e dalla moda”, sottolinea.
La frase del grande architetto e designer Alessandro Mendini spiega in sintesi la poetica del gioiello di Fabio Cammarata: “Ogni nazione è un luogo che ha una propria caratteristica di design; il design italiano è un design estetico e formale, deriva dalla bottega del rinascimento, più riesce il design italiano a mantenere questa sua tradizione, che poi è una tradizione di poesia e sensibilità espressiva, più avrà significato nel prossimo futuro”,
La presenza del designer e architetto siciliano, da anni a Milano, alla Triennale del 2007, nella sezione ‘New Italian Design’, ha evidenziato il forte connubio tra dato tecnico, valore estetico e sensibilità. L’oggetto d’uso, funzionale ma anche ‘bello’, ha lo scopo di migliorare la quotidianità e, con essa, la qualità della vita.
Il gioiello è una creazione di pregio, idonea a ornare il corpo, sancire uno status, esprimere potere, ricchezza, ricordare un evento, rimandare a significati simbolici, talora religiosi, o addirittura ‘magici’. Il monile, nelle sue varie forme, ha accompagnato lo sviluppo delle civiltà dai tempi più antichi fino ad oggi, segno significante delle collettività, delle culture, dei momenti storici che lo hanno prodotto.
“Grande è la suggestione dei gioielli, il potere evocativo, le allusioni - afferma Giusi Ferré, amica di Cammarata e curatrice di alcune delle sue esposizioni nel catalogo della mostra a lui dedicata a Padova nel 2007 -. Nel loro linguaggio silenzioso esprimono ruoli e funzioni, ma sottolineano a chi lo sa vedere anche il senso della bellezza. Hanno un rapporto costante con il corpo, che nella percezione corrente è stato invece cancellato dall’esibizione, che si tratti di quella implicita del denaro come di quella esplicita dello sfoggio. Ma per un designer come Fabio Cammarata, che pure è laureato in architettura con una specializzazione in design industriale (disciplina non calorosissima), i gioielli non prescindono mai dal corpo. Ma a volte la forma lancia una sfida alla ricerca di modalità nuove di indossarli.”
Si può dire che ci sia qualcosa di affine alla couture nella speciale consistenza dei monili di Cammarata, dove ricorrono pelliccia ecologica di chiara ispirazione surrealista-piume, fiori imprigionati tra una lastra d'argento e una di poliestere, in un contrasto che genera emozioni sempre diverse. In primo piano ci sono la fascinazione per la fisicità dei materiali e il desiderio di stabilire un rapporto profondo con l’oggetto, il quale a sua volta vive in relazione al corpo.
Addirittura sagomate con forbici sartoriali in un procedimento affine al taglio dell’abito, sottili lamine d’oro si trasformano in orecchini dalle forme fantastiche, ispirati alle architetture di Frank o. Gehry ma anche, per associazioni mentali fantasiose, ai copricapi delle dame di Vermeer i cui veli ricordano piccole imbarcazioni in mare.
“Ospitare Fabio Cammarata- dichiara Monica Bruno titolare della Galleria Marco Polo e curatrice di Iconica - e introdurre il suo Talk nell’ambito di Flashback venerdì 2 novembre, rappresenta un’ennesima via di commistione fra arte, cultura, costume e suprema artigianalità, elementi fondanti tanto del percorso di Marco Polo, quanto soprattutto dell’esperienza di Iconica che proprio su queste vie costruisce la trama delle sue storie di genio e ispirazione.