Stamattina, a Palazzo Lovera, a Cuneo, si è svolta una conferenza stampa congiunta alla presenza di tutti i rappresentanti dei Centri di Servizio per il Volontariato: Vol.To (Torino), Società Solidale (Cuneo), CSVAA (Asti e Alessandria), CTV (Biella e Vercelli), CST (Novara e VCO).
L'occasione è stata quella per fare il punto sul futuro dei Centri di Servizio, alla luce della Riforma del Terzo Settore. Ed erano presenti, proprio per trasferire le sollecitazioni emerse durante la conferenza, il deputato PD Mino Taricco e la senatrice PD Patrizia Manassero.
I Centri per il Volontariato sono stati istituiti dalla legge 266/91 “Legge quadro sul Volontariato”. L’art. 15, nello specifico, prevede che i Centri di Servizio siano gestiti dalle Associazioni di Volontariato, finanziati da parte delle Fondazioni di origine bancaria e che essi eroghino servizi gratuiti a favore delle stesse Organizzazioni di Volontariato.
I Fondi Speciali per il Volontariato (FSV) sono stati costituiti (art. 15 della L.266/91) per definire un sistema che potesse supportare e promuovere l’azione delle Organizzazioni di Volontariato e qualificarne l’attività. In ognuna delle regioni italiane è istituito un autonomo fondo speciale, con cui vengono finanziate le attività dei CSV istituiti in ambito regionale.
I Fondi sono alimentati dalle somme provenienti, in via esclusiva, dalle Fondazioni di origine bancaria (Fob), che per legge accantonano annualmente un quindicesimo dei proventi. La norma(DM 8/10/1997 “Modalità per la costituzione dei fondi speciali per il volontariato presso le regioni”) prevede che il 50% sia destinato al fondo speciale costituito presso la regione dove le fondazioni hanno sede legale; il restante 50% ad uno o a più altri fondi speciali, scelti liberamente dalle fondazioni stesse.
Con l’adozione dell’Atto di indirizzo Visco, nell’aprile 2001, i Fondi speciali hanno subito una decurtazione del 50%; pertanto, alla data odierna, la destinazione annuale è pari ad un trentesimo. Ad integrazione della normativa in precedenza richiamata, a partire dal 2005, sono stati sottoscritti accordi nazionali denominati accordi ACRI-Volontariato.
A partire dal 1° gennaio 2015 operano sul territorio regionale cinque Centri di Servizio:
•1 per la provincia di Torino (VOL.TO);
•1 per la provincia di Cuneo (SOCIETÀ SOLIDALE);
•1 per le province di Alessandria e di Asti (CSVAA);
•1 per le province di Novara e del Verbano Cusio Ossola (CST);
•1 per le province di Vercelli e di Biella (CTV).
Il contesto piemontese, negli ultimi anni, è stato dunque caratterizzato da un profondo processo di autoriforma e di ottimizzazione delle risorse che ha portato a una riduzione dei Centri di Servizio da 9 a 5.
I mutamenti determinati dal nuovo paradigma normativo di riferimento (Legge 106/2016 Riforma del Terzo Settore) prospettano un radicale cambiamento del sistema dei CSV, il cui ambito di operatività si estende, venendo a comprendere soggetti operanti all’interno dell’intero Terzo Settore.
In attesa dell’emanazione dei decreti attuativi della riforma, una rilevanza particolare sta assumendo il tema delle risorse che i CSV avranno a disposizione.
Ad oggi, infatti, la disponibilità complessiva per l’anno 2017 ammonta a circa 29 milioni di euro, di cui circa 5 milioni destinati al territorio piemontese. Se da un lato sono in corso approfondimenti per verificare la sostenibilità del sistema e come integrare le risorse disponibili, al contempo si riscontrano significative prese di posizione al fine di superare l’attuale impostazione del 50% di vincolo territoriale a favore di criteri che possano portare ad una diversa ridistribuzione, come ad esempio la popolazione residente. Con questo nuovo metodo, basato su una ridistribuzione del Fondo Speciale nazionale ai contesti regionali con una quota di 0,66€/abitante, che deriva dal semplice rapporto tra la dotazione auspicata del Fondo speciale nazionale (40 milioni) e numero degli abitanti sul territorio nazionale (60.665.551 abitanti), il Piemonte vedrebbe una decurtazione dei fondi disponibili di circa il 44%, passando da 5.212.631,55 euro a 2.906.802,36 euro (-2.305.829,19); tutto ciò nonostante le Fondazioni bancarie con sede in Piemonte contribuiscano al Fondo Speciale con 10.425.263,10 euro.
Quello descritto rappresenta uno scenario che, qualora divenisse condizione ordinaria di ripartizione delle risorse a favore dei CSV, determinerebbe una profonda rivisitazione dell’intero sistema piemontese e comporterebbe una netta diminuzione delle possibilità di intervento a favore delle organizzazioni di volontariato del territorio. L’80% delle oltre 3.000 Organizzazioni di Volontariato iscritte al Registro Regionale che insistono sul territorio piemontese accede in modo continuativo ai servizi dei Centri di Servizio: la stampa di materiale promozionale e i servizi di supporto logistico per promuovere la cultura della solidarietà, la consulenza specialistica in ambito legale e fiscale perché l’azione volontaria sia sempre accompagnata dall’osservanza delle norme vigenti, la formazione qualificata dei volontari in diversi ambiti, rappresentano alcune delle possibilità offerte dai Centri di Servizioche rischiano, a fronte di quanto richiamato, di registrare una drastica riduzione anche in relazione al numero dei soggetti beneficiari.
I cinque rappresentanti hanno evidenziato come la prospettiva significherebbe la morte di molte associazioni di volontariato, distribuendo i fondi in base alla popolazione, finendo con il privilegiare dei Centri di Servizi che non sempre hanno meritato.
"I CSV piemontesi sono sempre stati virtuosi. Lo hanno dimostrato passando da 9 a 5 senza che nessuna legge lo imponesse, ma solo per una volontà di gestire meglio le risorse. In Piemonte, mediamente, i costi fissi assorbono il 55% dei finanziamenti: il resto è destinato alle associazioni. Ci sono CSV dove i costi fissi vanno dall'80 al 90%. Perché il Piemonte deve rimetterci e prendere le briciole, quando è tra le regioni le cui Fondazioni bancarie, sane, contribuiscono per un 33% alla costituzione del fondo nazionale?", insistono i rappresentanti.
Il presidente della Fondazione CR Fossano, Gianfranco Mondino, presente all'incontro, ha espresso la sua totale solidarietà alla battaglia dei Centri di Servizi piemontesi, promettendo di farsene portavoce in seno all'Assemblea dell'ACRI (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio), in particolare coinvolgendo il suo presidente Giuseppe Guzzetti, prevista la settimana prossima a Milano.
Sia la senatrice PD Patrizia Manassero che l'onorevole PD Mino Taricco hanno promesso il loro interessamento. La proposta dei CSV piemontesi c'è già: "Il 50% dei fondi piemontesi resti qui, il restante 50% sia distribuito in modo equo tra le altre regioni. Ci sono CSV che hanno ricevuto una caramella e l'hanno buttata, altri, come quelli del Piemonte, che hanno costruito una fabbrica di caramelle".













