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Calcio | 03 dicembre 2016, 19:02

Torino #110elode: "Gli altri ci invidiano la storia"

Il commovente pensiero di Andrea Silvestro, nostro collaboratore e tifoso granata, per augurare buon compleanno al Torino

Torino #110elode: "Gli altri ci invidiano la storia"

Sembra ieri il Centenario, quel 3 dicembre 2006. In un Olimpico (per noi già allora “Grande Torino”) vestito a festa si giocava Torino-Empoli.

Sulle tribune, per celebrare la storica ricorrenza, presenti diverse generazioni granata. Quelle più anziane, con le gesta di Mazzola e compagni negli occhi e il rombo di quel maledetto 4 maggio nelle orecchie. Sensazioni nitide, oggi come allora. Volti che trasudano il peso degli anni, ma che di fronte al Toro ritrovano una leggerezza da bambini. Altri tempi, tempi duri. Anni in cui l’Italia, uscita dilaniata da due conflitti mondiali, si apprestava lentamente a ripartire. E in quella rinascita ebbe un ruolo anche il Grande Torino. Una squadra che al Filadelfia deliziava, e che con il suo calcio spettacolare contribuì a ridare speranza al Paese.

Di questi tifosi storici, al Centenario erano presenti anche i figli, la generazione ’50 a cui appartiene mio padre. Nel loro cuore l’arte footballesca di Gigi Meroni, il tremendismo di Giorgio Ferrini, la catarsi del ’76. E poi, verso le leve più giovani, coloro che hanno assistito alla finale (dicesi “sedia alzata”) di Amsterdam, alla Coppa Italia del ’93.

Fino alla mia di generazione, forse quella che più ha sofferto, e che dei ricordi ha fatto un rifugio sicuro. Retrocessioni, campionati in serie B, tessera del tifoso. Che dire, gli anni migliori ce li siamo persi. Personalmente ricordo la marcia dell’Orgoglio Granata, i 60mila contro Perugia e Mantova nei playoff di B, i pomeriggi in solitaria passati al Filadelfia o a Superga. Talvolta marinando scuola, alla ricerca di un simbolo. Un mito che, in quegli anni di adolescenza travagliata, altrove non scorgevo. Ancora oggi: quanto ci mancano, nel vortice del continuo fare, i simboli, i perché?

Ebbene, tutte queste generazioni erano presenti a quel Torino-Empoli di dieci anni fa, unite in un grande, commosso, indimenticabile abbraccio collettivo. Nel pre-partita sfilarono i grandi del passato: una passerella infinita. La Maratona, e lo stadio tutto, ricordando il Grande Torino intonarono: “Campioni! Campioni! Campioni!”. Lacrime e brividi. E poi, ancora, applausi scroscianti da Pulici a Ferrante, da Leo Junior a ("picchia per noi") Pasquale Bruno. E come loro tantissimi altri. La partita fu sofferta e combattuta (diversamente, che Toro sarebbe?). A deciderla, un gol di Comotto allo scadere. Una rete dubbia, che forse la goal-line avrebbe annullato. Ma a noi granata questa tecnologia non piace, la moviola in campo ci fa inorridire. Il progresso fine a se stesso puzza di arido, di dannatamente perfetto. Lasciateci le polemiche da bar sport per un fuorigioco dubbio, i processi del lunedì per un rigore non dato. Anche questo fa parte del calcio, ed è bello così. Poi certo, ci diranno che viviamo di ricordi. Hanno ragione. Probabilmente ci individiano la Storia. Dagli torto, con 110 anni così. #FVCG #110elode

Andrea Silvestro

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