Nel trentennale della scomparsa dello scrittore torinese Primo Levi è stata presentata al Circolo della Stampa di Torino la traduzione francese del libro scritto da Gabriella Poli e Giorgio Calcagno, intitolato "Echi di una voce perduta- Incontri, interviste e conversazioni con Primo Levi", pubblicato nel lontano '92. Ne è nato il volume "Echos d'un voix disparue", per la casa editrice parigina Editions Kime', traduzione d Daniela Amsallem, già docente presso l'Universite' Savoie Mont Blanc e grande conoscitrice della storia della Shoah.
La traduzione è stata promossa dalla sorella dell'autrice della biografia su Primo Levi, Elena, che ha voluto rendere omaggio a Gabriella, scomparsa nel 2012, prima giornalista professionista a essere assunta dal quotidiano La Stampa e prima donna in Italia a diventare capocronista, ruolo che ricoprì dal '77 all'81. Gabriella Poli, che aveva in comune con Levi anche l'amore per la montagna, in particolare la Val d'Aosta ( lei la Valtournanche, Levi la Val D'Ayas), conobbe l'autore di "Se questo è un uomo" e "La tregua" durante un viaggio a Buchenwald, alla fine degli anni Cinquanta, con una delegazione di ex deportati. E da allora iniziò tra i due intellettuali un lungo rapporto di amicizia, che ha permesso alla Poli di raccogliere svariate testimonianze di Levi, attraverso sue interviste radiofoniche e televisive, interventi in dibattiti teatrali, in occasione di incontri e conferenze.
Questo ricco materiale documentario, donato poi da Gabriella Poli al Centro Internazionale di Studi Primo Levi, ha costituito la base per la sua stesura, insieme al collega della Stampa Giorgio Calcagno, del volume "Echi di una voce perduta". Il libro si può considerare una biografia, un ritratto di Primo Levi, costruito quasi involontariamente ma consapevolmente da lui stesso, attraverso una fitta rete di dialoghi. Levi non ha mai scritto una autobiografia vera e propria, ma attraverso le struggenti testimonianze dei suoi romanzi ha trascorso la sua vita a testimoniare. E ha fatto proprio l'ordine imperativo di ricordare l'esperienza inumana dell'Olocausto, un ordine che ha assunto in lui le caratteristiche quasi di un atto liturgico e profetico. L'esercizio della memoria si doveva spostare, secondo lui, dagli effetti alle cause, tenendo sempre a mente che la tragedia della Shoah si è compiuta per precise ragioni politiche e ideologiche.
"Il titolo del libro - spiega Fabio Levi, direttore del Centro Studi Primo Levi - rende merito solo in parte del ruolo di questo scrittore nel panorama letterario odierno, perché la sua importanza letteraria gli è stata via via meritatamente riconosciuta dai critici. A 25 anni dalla sua stesura il libro rimane comunque una delle biografie intellettuali più felici che mai siano state scritte su Primo Levi". Il volume tradotto in francese è arricchito da una interessante sezione fotografica sia dello scrittore, colto anche in famiglia, sia dell'autrice Gabriella Poli, e trasmette perfettamente la vivacità intellettuale e l'intelligenza dello scrittore, persona molto ironica, ma anche uomo concreto, essendo chimico di formazione, dotato di una fiducia incrollabile nell'intelligenza umana.
Sono intervenuti alla presentazione della traduzione Elena Poli, Fabio Levi, direttore del Centro internazionale di Studi Primo Levi, Daniela Amsallem, traduttrice del libro in francese, per Editions Kime' di Parigi, la giornalista de la Stampa Maria Teresa Martinengo, l'assessore alle Politiche sociali del Comune di Torino Sonia Schellino e il presidente dell' Ordine dei Giornalisti del Piemonte Alberto Sinigaglia.