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Centro | 09 maggio 2017, 14:03

Il riso piemontese verso l’etichetta d’origine

Il Consiglio regionale si è espresso all’unanimità, nella seduta di martedì 9 maggio, sulla richiesta di etichettatura obbligatoria del riso per garantire l’eccellenza del prodotto piemontese

Il riso piemontese verso l’etichetta d’origine

Il Consiglio regionale si è espresso all’unanimità, nella seduta di martedì 9 maggio, sulla richiesta di etichettatura obbligatoria del riso per garantire l’eccellenza del prodotto piemontese.

La richiesta è contenuta in cinque ordini del giorno presentati da Pd, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega Nord, dove si chiede la tutela di un comparto strategico per il Piemonte.

Il nostro paese produce il 50% del riso europeo e il 53% della produzione nazionale arriva dalla regione.

I documenti esprimono, sottolineando diversi aspetti, il timore che le liberalizzazioni e gli accordi commerciali che entreranno in vigore nel 2017-2018 tra Unione Europea e paesi terzi produttori, quali Vietnam e Cambogia, possano danneggiare un prodotto di eccellenza come quello piemontese, con conseguenti ricadute economiche e occupazionali.

Il capogruppo di Forza Italia nell’odg n.1029 chiede di “affrontare una questione che sta diventando vitale per il territorio piemontese, ci sono migliaia di aziende con un fatturato che supera il miliardo di euro. L’Ue ha di fatto liberalizzato la produzione del riso lavorato, entreranno paesi terzi con la loro produzione senza alcun dazio applicato, l’import è aumentato del 400% negli ultimi 10 anni. Dobbiamo attivarci presso i ministeri competenti e far capire che il nostro è un prodotto di eccellenza e che con i prezzi attuali la produzione rischia di non essere più remunerativa”.
Timori condivisi nel documento n. 1042 presentato dal Pd: “Dobbiamo applicare le clausole di salvaguardia nei confronti delle importazioni per contrastare una concorrenza sleale insostenibile, a tutela di imprese e consumatori. È necessario fare opera di sensibilizzazione per la commercializzazione del solo e vero riso italiano, il rischio è distribuire prodotti senza le adeguate tutele sanitarie della produzione, di cui non si conosce l’origine e il livello di garanzie per i lavoratori”.
Nelle settimane scorse il ministro all’Agricoltura e quello allo Sviluppo Economico avevano già inviato una lettera alle istituzioni europee con la richiesta dell’attivazione della clausola di salvaguardia per dare risposte concrete ai risicoltori europei e italiani in particolare, e annunciato il decreto per la sperimentazione dell'obbligo di indicazione dell’origine in etichetta.

Su Borsa del Riso Unica e Commissione Unica nazionale si sono concentrati gli odg presentati da M5S e Lega Nord (n. 1032).

Nel primo viene chiesto di aggregare le borse riso piemontesi, creando un polo attrattivo per il comparto e, nell’intervento del consigliere 5 Stelle, si chiede “un ulteriore passo in avanti sulla riconoscibilità del prodotto, un’etichetta trasparente che consenta al produttore e al consumatore di verificare tutti i passaggi di filiera. Oggi non esiste questa procedura, tranne in alcuni casi di eccellenza”.

La Lega Nord si concentra su un diverso aspetto, motivo per cui ha garantito solo la presenza sul voto del documento M5S: “Chiediamo che il settore sia escluso dalle commissioni uniche nazionali, a tutela dell’esistenza, della sopravvivenza e della salvaguarda dell’intero comparto risicolo regionale”.

“Aprire un tavolo di crisi al ministero delle Politiche Agricole” è la sollecitazione che arriva dal secondo documento di Forza Italia, condivisa dal capogruppo del Movimento nazionale per la Sovranità: “Abbiamo coltivazioni che per estensione non sono paragonabili ad altri paesi, per questo abbiamo bisogno di tutelare l’eccellenza. Quando si parla di dazi sembra che si evochino tempi oscuri, ma se guardiamo anche agli accordi del WTO esistono una serie di vincoli come le norme anti-dumping. Abbiamo a che fare con nazioni dove non esistono diritti dei lavoratori, non esistono norme a tutela della qualità della produzione, rischiamo di combattere una battaglia che non possiamo vincere”.

In conclusione l’assessore regionale all’Agricoltura: “l'etichettatura é fondamentale per qualsiasi settore agroalimentare, per il riso lo é ancora di più per la crisi che vive e per l'immobilismo che lo ha attraversato da molti anni. Quello del riso é un settore anonimo, l'industria lo compra dove vuole, e le importazioni sono aumentate, e il consumatore acquista un marchio italiano credendo di comprare riso italiano, mentre non è cosi con sicurezza. L'etichettatura non è una norma protezionistica, ma di garanzia per il consumatore e di tutela anche per il produttore piemontese, che vedrebbe così valorizzato il proprio prodotto e resa più difficile la speculazione. L'etichettatura è una strada fortemente osteggiata dall’industria, che specula su una piccola sovrapproduzione di mercato, riducendo i prezzi in maniera ingiustificata, perché questi prezzi non vengono ridotti al consumo. Ma nel mercato del riso gli attori sono pochi e potrebbero anche fare cartello. Il ritorno dei dazi attraverso la clausola di salvaguardia è una risposta giusta all’emergenza, che è stata chiesta e sostenuta, ma l'etichettatura obbligatoria, voluta fortemente dalla Regione e chiesta all'Ue dal governo con un decreto, è uno strumento fondamentale per il rilancio del settore”.

C.S.

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