E' stato presentato ieri, presso la libreria Aut di via Barbaroux a Torino, il nuovo libro di Alessandro Ruta dal titolo "I bambini mi chiamano Ancelotti".Con lui, il giornalista di Tuttosport, Roberto Colombo.
Si tratta di un racconto, ma soprattutto un diario, che racconta e riassume l'esperienza che lo stesso autore - ex giornalista sportivo - ha vissuto e sta vivendo dopo essersi trasferito da Milano nei Paesi Baschi. Una vita professionale spesa, tra gli altri, tra le pagine di Controcampo e quelle della Gazzetta dello Sport, che ora si è trasformata in una nuova vita, in terra basca, dove si doveva giocoforza ripartire da zero. E come integrarsi con le persone del luogo - Ochandiano, per la precisione - se non tramite il gioco più amato in tutto il mondo, anche in una terra famosa per essere popolata da gente genuina, spontanea, ma non certo aperta agli sconosciuti?
Ruta ha così cominciato ad allenarsi con la squadra locale, il Vulcano, iscritta a quella che da noi sarebbe l'Eccellenza (quinta divisione spagnola). Ma nei campetti di periferia così come in serie A, le dinamiche non cambiano molto: al Vulcano salta l'allenatore e Ruta viene scelto a furor di popolo come sostituto. "Sei italiano, sei un giornalista sportivo: le vinciamo tutte 1-0. Così mi dissero", racconta divertito Ruta. E come è finita? "Siamo retrocessi. Con una media di 3-4 gol subiti a partita ed episodi come sconfitte per 9-0. La media delle reti fatte era invece buona, almeno una a gara. Segnare non è mai stato un problema".
E dalla panchina del Vulcano si vede il mondo in maniera diversa: idraulici, operai, muratori, anche un paio di giocatori di prima divisione che stanno vivendo la parte conclusiva della propria parabola agonistica. Ma soprattutto Ruta viene accettato e si inserisce tra la gente del posto. Tanto che i bambini, ormai, lo chiamano Ancelotti.