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Viabilità e trasporti | 03 agosto 2017, 17:41

Radicali e Siamo Torino: "Gtt come Atac, con la mano dei 5 stelle: referendum comunale per la messa a gara del servizio"

"La situazione torinese forse non è come quella romana, ma i problemi sono gli stessi. Bisogna ridurre gli sprechi"

Radicali e Siamo Torino: "Gtt come Atac, con la mano dei 5 stelle: referendum comunale per la messa a gara del servizio"

Radicali e Siamo Torino scendono in campo a tutela del trasporto pubblico torinese, sviluppando un parallelo inquietante con le vicende romane. "Come per la capitale, anche il trasporto pubblico locale di Torino sembra arrivato al capolinea. Notizie di stampa paventano addirittura lo stop dei mezzi entro agosto".
Per Silvja Manzi (Direzione nazionale Radicali Italiani) e Laura Botti (Coordinatrice Associazione radicale Adelaide Aglietta) «La situazione complessiva di GTT non è grave come quella che si rileva all'ATAC di Roma, ma certamente i problemi sono gli stessi, anche se a oggi hanno un impatto meno devastante ancorché assai preoccupante dato che i numeri prospettano difficoltà di bilancio e di cassa molto rilevanti. Si è scoperto che si tratta di un'azienda che spende troppo in manutenzione e non ha denaro per acquistare nuovi mezzi e rinnovare un parco ormai vetusto; che, soprattutto, non è in grado di investire come dovrebbe per garantire un servizio adeguato alle necessità.
Non vi è dubbio che sulla falsa riga di quanto Radicali Italiani sta proponendo a Roma, la consultazione dei torinesi per chiedere se intraprendere la via della messa a gara del servizio, o di una parte di esso, affidandolo a più soggetti, rompendo così il monopolio e aprendo alla concorrenza (in poche parole, liberalizzando il servizio, non necessariamente privatizzandolo), sia un'opportunità concreta da praticare.
Per questo proponiamo, anche a Torino, che il Consiglio comunale, secondo quanto previsto dallo Statuto cittadino, indica un referendum consultivo per mettere a gara il servizio di trasporto pubblico".

E aggiungono: "Resta il fatto che le situazioni di ATAC a Roma e GTT a Torino siano paradigmatiche del problema rappresentato, più in generale, dalla gran parte delle società partecipate e di come sia sempre più evidente e necessario dover risolvere la contraddizione di uno Stato incapace di stare sul mercato".

La proposta dei Radicali, dunque, è "liquidare o vendere le società partecipate che non erogano servizi pubblici essenziali di interesse generale (ai quali le norme non garantiscono valenza pubblicistica), così come le quote di partecipazione di minoranza detenute in qualsiasi società, liberalizzare i servizi essenziali profittevoli, come la raccolta dei rifiuti, consentendo davvero la partecipazione di più soggetti e la diversificazione dell’offerta, mettere a gara, anche a livello internazionale, i servizi essenziali non profittevoli (in assenza di mercati redditizi) – che saranno quindi sussidiati – lasciando pubbliche reti e strutture, concentrando le risorse pubbliche sul nucleo essenziale del servizio universale, liquidare le società in house alle quali sono stati affidati direttamente, senza gara, servizi disponibili in concorrenza sul mercato, prevedere forme di azionariato popolare per i servizi essenziali che non si ritiene di liberalizzare o affidare a gara, dando priorità, nell’acquisto di quote, ai cittadini residenti nel territorio dove operano queste società.
Intanto a Roma i radicali sono impegnati negli ultimi giorni di raccolta firme per arrivare al traguardo dell’indizione del referendum, tutte le info su: MobilitiamoRoma.it».

Secondo Guglielmo Del Pero e Andrea Peinetti di SiAmoTorino «La strada da percorrere per eliminare inefficienze, costi elevati e clientelismi delle società partecipate è una sana concorrenza nel rispetto delle regole fissate dallo Stato nell'interesse dei cittadini. Lo stato comatoso di GTT lo dimostra senza equivoci.Per questo al fianco dei radicali sosteniamo la proposta di un referendum comunale consultivo per mettere a gara il servizio di trasporto pubblico anche a Torino».

r.g.

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