La Sacra di San Michele, la basilica di Oropa, la Via Francigena, i luoghi d’ origine dei Bergoglio-famiglia di Papa Francesco, l’ abbazia di Staffarda, il santuario di Belmonte…Sono soltanto alcuni dei luoghi che potrebbero catalizzare in Piemonte l’ arrivo di stuoli di pellegrini attratti dai luoghi del turismo religioso. In Italia ogni anno transitano 5,6 milioni di cosiddetti turisti religiosi, dei quali 3,3 milioni sono stranieri e 2,3 italiani. Non c’ è un dato regione per regione, ma non credo di sbagliare nel dire che nella nostra regione arrivano soltanto le briciole. E una ragione ci sarà?
Certamente. Qualche anno fa ho fatto il Cammino di Santiago de Compostela, come altre 300mila persone che ogni anno arrivano da tutto il mondo per percorrere le centinaia di chilometri a piedi, in bicicletta o a cavallo fino alle reliquie di San Giacomo: organizzazione perfetta, indicazioni precise, accoglienza eccezionale. Quasi ogni chilometro c’è un ostello, un punto di ristoro, un posto per mangiare e dormire. C’è qualcosa di simile per la Via Francigena che portava i pellegrini verso Roma attraversando il Piemonte nelle province di Torino, Vercelli, Cuneo, Asti, Alessandria?
La Sacra di San Michele è il monumento simbolo del Piemonte, costruita prima dell’ anno Mille, a molti ricorda i luoghi dove è ambientato il romanzo e il film “Il nome della Rosa” di Umberto Eco. Difficile se non impossibile da raggiungere, con una strada tortuosa e giunti sul posto un piccolo bar che non sempre offre da mangiare e il pernottamento più vicino lo si trova ad Avigliana o a Giaveno.
Il santuario di Belmonte è Patrimonio dell’ Unesco, nel cuore del Canavese, in una delle più grandi riserve naturali del Piemonte. Sta per essere abbandonato dai monaci che da secoli lo hanno in custodia.
Nel Monferrato e nelle Langhe ci sono i luoghi dove nacquero i nonni Bergoglio che coltivavano la terra a fine ‘800 prima di emigrare in Argentina. L’ affetto che il mondo riserva a papa Francesco deriva anche dalla sua semplicità e umiltà, caratteristiche della gente di quelle terre. Ma se andate in quei luoghi non troverete nemmeno un’ indicazione, una targa che ricorda le origini dei Bergoglio.
La lista potrebbe continuare con Oropa, i sacri monti di Varallo, di Crea, il santuario Vicoforte Mondovì con la più grande cupola ellittica al mondo, il gioiello medioevale dell’ abbazia di Staffarda nel Cuneese e tanti altri simboli della fede popolare piemontese.
Sembra che non interessi nessuno. Eppure ogni pellegrino italiano spende in media 59 euro al giorno, 47 gli stranieri. Cifre irrisorie rispetto a quello che si spendono per una mangiata di tartufi o per una giornata sugli sci? Ma il turismo religioso è anche quello di bassa stagione. Periodi morti che potrebbero portare vitalità e ricchezza a tanti luoghi d’ arte e di ristoro dello spirito del nostro Piemonte.
Basta crederci e cominciare. Anche perché siamo all’ anno zero.