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Eventi | 27 settembre 2017, 07:40

I Murazzi riaprono con Proxima, che omaggia Luciano Gallino

Il sociologo del lavoro è stato ricordato ieri sera, 26 settembre, con un incontro ospitato da Proxima, festival organizzato da Sinistra Italiana e Possibile che proseguirà fino al 1° ottobre

I Murazzi riaprono con Proxima, che omaggia Luciano Gallino

È partito il 26 settembre il festival Proxima, organizzato da Sinistra Italiana e Possibile per fare da contraltare al G7, che si svolge in concomitanza a Venaria, con due incontri ai Murazzi. Per chi questi luoghi li ha vissuti, vederli riaperti, anche se solo per pochi giorni, è sicuramente un piacere. Dopo la presentazione del libro “Industria 4.0. Uomini e macchine nella fabbrica digitale”, al quale è intervenuto il vicesindaco di Torino, Guido Montanari, la serata si è conclusa con un omaggio a Luciano Gallino, sociologo del lavoro scomparso quasi due anni fa.

Tra le arcate, in parte ripopolate dopo lunghi periodi di chiusura, si sono alternati Giorgio Airaudo, deputato di Sinistra Italiana, Pietro Garibaldi, docente di Economia della crescita e Franco Martini, segretario nazionale CGIL che ha sostituito Susanna Camusso, assente giustificata a causa di un impegno. L’incontro è stato moderato dal giornalista Paolo Griseri.

“Il lavoro – ha introdotto Griseri – è un valore al di là del reddito. Il G7, oggi, si è posto il problema della ricaduta che avrà la perdita del lavoro, che potrebbe causare questioni di difficile controllo. L’altra questione riguarda la gestione di una società in cui il lavoro sarà sempre di meno o comunque sarà molto diverso da come lo conosciamo”.

Il tema riguarda anche il modo in cui l’intervento pubblico può arginare questo complicato fenomeno.

“Le politiche neo-liberiste di questi anni – ha spiegato Giorgio Airaudo – hanno distrutto tutto ciò che è investimento pubblico. L’idea di Luciano Gallino era che l’investimento pubblico potesse invece fare da volano per i consumi, con un intervento ad alta intensità di lavoro, non come il TAV. L’ipotesi, infatti, era quella di investire per la messa in sicurezza del territorio e per il risparmio energetico, con tanti piccoli cantieri”.

Una sorta di “new deal”, come quello promosso da Roosevelt negli Stati Uniti subito dopo la crisi del ’29, che di fatto salvò l’economia del Paese e di gran parte del mondo occidentale.

“Abbiamo immaginato – ha proseguito Airaudo – una sorta di “green new deal”, che puntasse quindi sugli investimenti in campo ambientale. Avevamo immaginato anche come trovare le coperture: risparmiare, ad esempio, sugli F35, che tra l’altro sono dei pessimi aerei. Abbiamo fatto questo esercizio considerando tutte le normative di riferimento, ora sappiamo che si può fare”.

Più critica, invece, la posizione di Pietro Garibaldi. “Il New Deal ha salvato l’economia negli anni ’30 – ha sottolineato – ma in quel momento il debito pubblico quasi non esisteva. Oggi invece l’Italia ha 130 miliardi di debito, e il New Deal vuol dire debito”. Un altro “mito” è quello della piena occupazione, visto come uno degli obiettivi per superare la crisi economica.

“Nell’Unione Sovietica esisteva la piena occupazione – ha commentato Garibaldi – ma il vero obiettivo è la crescita”.

Il docente ha poi espresso alcune critiche su due provvedimenti del Governo Renzi, il decreto Poletti del 2014 e la riduzione dell’Imu nel 2015. “Non è vero – ha obiettato – che con la fine degli incentivi governativi il lavoro sia diminuito, in realtà i posti di lavoro sono aumentati, ma sono tutti a tempo determinato, è precariato”.

“Solo il diritto alla conoscenza può consentire di ridurre le disuguaglianze – ha aggiunto Franco Martini –. Noi abbiamo rilanciato a Confindustria l’obiettivo di mettere in campo un grande progetto nazionale di formazione, soprattutto nei punti di crisi”.

Paolo Morelli

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