Immaginate di veder comparire tra le pagine del libro che state leggendo un pezzo di street art, e di poterlo concretamente stringere tra le vostre mani. Una forma d'arte sempre ammirata all'aperto, in contesti urbani spesso periferici, ora racchiusa in una porzione di spazio con misure precise, comode. Sono le opere della mostra “Cinquanta Segnalibri”, al Mausoleo della Bela Rosin fino al 19 novembre, che nasce con l'idea di proporre al pubblico un aggiornamento sullo stato attuale della street art, tra la pittura, il disegno e innumerevoli altre tecniche utilizzate per produrla.
Un progetto di Inward, osservatorio sulla creatività urbana, nato a Napoli nel 2006, che ha portato avanti fin da subito un bagaglio di esperienze eredi degli anni Novanta, quando l'ambiente urbano cominciava a riempirsi di graffiti. Tra le prime azioni del team, proprio una mostra di segnalibri creati da writers, un'idea inconsueta e innovativa.
La mostra rappresenta anche il punto di approdo di un transito “da un insieme di soggetti impegnati a spargere segni in città a un'elaborazione del patrimonio di segni come oggetti da cui far emergere possibilmente nuove espressioni creative”, come spiega Luca Borriello, direttore della ricerca di Inward.
Progressivamente si è registrato un affievolimento di quell'ossessione per il lettering tanto predominante nei graffiti, proiettandosi verso il superamento dei paradigmi canonici in favore di altri nuovi. Il primo è quello di inopinatum, cioè “improvvisa pertinenza”, l'altro è streetness, il “senso della strada”, per il quale le opere di artisti esposte fuori dal contesto urbano – su tela o altri fondi mobili – riescono comunque a richiamare il contesto originario.
La produzione sempre più consistente di opere su supporti del genere autorizza, quindi, l'idea di proporre una mostra di questo tipo: di certo inconsueta, anche per la location scelta. "Ci piace l'idea di mescolare il gusto classico di questo luogo storico con la modernità degli artisti presentati", ha spiegato la curatrice Silvia Scardapane. "Ogni artista poteva dipingere i segnalibri come voleva, lasciando trapelare il proprio stile inconfondibile". Da Napoli a Mirafiori, la creatività urbana ha scompaginato ogni confine, raggruppando i migliori autori d'Italia.
Il gruppo di Inward, nel progettare la mostra, si è posto una domanda precisa: “Una selezione di street artisti italiani chiamati a produrre opere fuori città su un inedito supporto e con propri metodi, allo scopo espositivo e di produzione di oggetti, è qualcosa che può darci una panoramica abbastanza esaustiva di un senso della strada poco banale, ma ricco anzi di sfumature, che continua a trovare compimento nelle opere in città?”.
Basta ammirare la precisione dei dettagli e la particolarità dei soggetti, per darsi una risposta. Troviamo così la delicata astrattezza cromatica di Alberonero, che ricorda le forme di Paul Klee, o l'universo immaginifico di Bifido, che guarda ai bambini come soggetti prediletti per trasmettere un'idea di purezza e innocenza. O, ancora, Flycat, tra gli esponenti storici del panorama internazionale, talento precoce poi emigrato negli Stati Uniti per imparare il più possibile, e che ripropone l'uso degli spray riallacciandosi alla tradizione, creando un linguaggio universale. Giulio Vesprini, artigiano che lavora con inchiostri calligrafici e matita, o con penna su cartoncino e stampa, unendo il simbolismo al disegno a mano libera. E le opere meravigliosamente delicate di Loste, dal gusto quasi preraffaellita, e dell'eccentrico e iperrealista Rosk.
Una mostra imperdibile per chi non riesce a immaginarsi un'arte tipicamente muraria concentrata nello spazio di un segnalibro.