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Attualità | 05 novembre 2017, 18:10

Emanuele, l'uomo che ogni giorno pulisce la Tesoriera

76 anni, una vita di lavoro. E oggi che è in pensione, ogni giorno si sveglia per pulire le vie attigue al parco

Emanuele, l'uomo che ogni giorno pulisce la Tesoriera

Nel quartiere tutti lo conoscono. I bar, i commercianti, i passanti: tutti sanno che ogni giorno una persona, un uomo oltre i 70 anni, si sveglia es esce di casa, munito di un cassonetto con rotelle e con la ramazza, per tenere pulite le vie del quartiere. E tutti gli sono grati, perché altrimenti le strade verserebbero in condizioni molto peggiori. Chi ogni giorno svolge questo servizio per la comunità è Emanuele, una vita di lavoro, un recente passato da pensionato. Fino a oggi, varcati da poco i 76 anni di età, quando cinque giorni la settimana (“vorrei farlo anche per gli altri due, ma faccio anche volontariato dalla suore”, dice) si mette al lavoro per pulire le vie intorno al Parco della Tesoriera.

“Ho lavorato tanti anni come camionista e magazziniere per un'azienda collegata alla Fiat – racconta – E facendo quei lavori ha cominciato a piacermi l'ordine, non sono mai andato d'accordo con le persone disordinate”. “Sono sempre stato abituato a fare qualcosa, e a fare il pensionato proprio non ce la faccio”, e, invece che fare una cosa solo per sé, tra volontariato e pulizia della strada ha deciso di fare qualcosa per gli altri: “lo faccio per il bene dell'umanità, dato che qua le vie sono sporche, piene di foglie, di cicche di sigaretta e di escrementi di cane. Quando sono arrivato a Torino, tanti anni fa, la città era pulitissima, un gioiello, mentre ora è un mondezzaio. Le persone non ci pensano più, e quando vedono un posto pulito, invece che apprezzarlo, lo sporcano. E gli spazzini non si vedono più: se ne vedessi abbastanza smetterei, dato che non mi piace togliere lavoro alle persone”.

Questa attitudine ad occuparsi del bene comune e degli altri, dice Emanuele, viene da lontano, ma non da sempre: “In gioventù ero uno scapestrato, una persona che creava problemi, e la cosa è rimasta tale fino a 20 anni fa”, quando ha conosciuta una persona tossicodipendente, che si prostituiva per ottenere la droga. “Ho prato ad aiutarla in tutti i modi e alla fine non ci sono riuscito”. Rivolgendosi alla religione, un giorno, in un santuario cattolico, vede una statua della Madonna, con un'aureola piena di ragnatele, e la pulisce completamente. Quello, racconta Emanuele, è l'inizio vero e proprio.

Oggi nel quartiere lo conoscono in tantissimi. E quando lo vedono alcuni, addirittura, provano a offrirgli soldi. Ma lui rifiuta sempre in modo categorico: “Per carità! Al massimo, se vogliono, possono offrirmi un caffè o una birra al bar. Una volta mi hanno anche portato una bottiglia di vino, ma di soldi non se ne parla!”. Due sono i desideri che vorrebbe veder realizzati: “Il primo è che qualcuno raccolta la mia eredità dopo la mia morte e tenga pulite le strade del quartiere. Non sono invidioso e non mi offendo se le persone mi copiano”, scherza. Il secondo è quello di poter parlare con la sindaca Chiara Appendino. Non per vedersi riconosciuti i meriti né per vanteria, ma per “poterle spiegare i problemi della zona, di quanto è sporca. E anche per dirle che, se mi da i permessi e le attrezzature, posso pulire anche i tombini”.

Bernardo Basilici Menini

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