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Attualità | 12 novembre 2017, 12:48

100 metri di distanza e un progetto comune: al via la collaborazione tra la Diaconia Valdese e la Comunità Ebraica di Torino

Presentata, presso Il Passo Social Point di via Nomaglio, la neonata cooperazione tra due realtà diverse ma non così lontane

100 metri di distanza e un progetto comune: al via la collaborazione tra la Diaconia Valdese e la Comunità Ebraica di Torino

La Diaconia Valdese e la Comunità Ebraica di Torino, storicamente legate da un rapporto, ormai consolidato, di collaborazione e di interscambio, hanno sottoscritto la cooperazione sul progetto dei Corridoi Umanitari – che garantiscono l’ingresso legale sul territorio italiano dei richiedenti asilo – fortemente voluta dagli operatori sociali, dai collaboratori e da tutti coloro che da sempre ne sono frequentatori.

Io mi ricordo che, quando ero bambino – ha dichiarato Dario Disegni, presidente della Comunità Ebraica – molte erano le attività condivise: per esempio, alcuni ragazzi della scuola ebraica facevano le recite nella chiesa Valdese e molti giovani di quest’ultima trascorrevano parte del loro tempo nella prima. Quindi è una tradizione di cooperazione che dura da tanti anni”.

Una collaborazione tra due minoranze attente e sensibili alle serie problematiche di altre fasce deboli della società italiana, come quelle dei migranti, nei confronti dei quali entrambe le comunità sentono il richiamo di un dovere, quello dell’accoglienza e dell’accompagnamento in un percorso di inserimento sociale. Dovere che si è manifestato attraverso la disponibilità di un appartamento, da parte della Comunità Ebraica, preposto all’accoglienza di una coppia di profughi politici del Congo, giunti in Italia nel 2016, e che è proseguito anche nel corso del 2017: una famiglia siriana, infatti, sarà presto ospitata in un altro alloggio della stessa.

La Diaconia Valdese offre, in primo luogo, l’opportunità di sostare in appartamenti e ricevere assistenza legale e sanitaria, alla quale segue una seconda fase, l’inclusione e la cosiddetta “seconda accoglienza”, che consiste nella possibilità di frequentare corsi di italiano, corsi professionali e attività ludiche che possano promuovere l’integrazione sociale.

“Crediamo molto nell’autonomia dei migranti accolti e nella loro capacità di gestirsi attraverso i contatti che acquisiscono e le reti che, di conseguenza, costruiscono – ha precisato Elisabetta Libanore, coordinatrice equipe di Torino dei Corridoi Umanitari della Diaconia Valdese –, ed è per questo che puntiamo sulla loro formazione, sul lavoro e, in generale, sull’estrapolare le numerose potenzialità che possiedono”.

Roberta Scalise

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