"L'edilizia vive una crisi molto forte. Fino a una decina di anni fa le pratiche in Commissione edilizia erano accumulate sulle scrivanie del Comune, oggi sono così poche che si smaltiscono in pochi minuti". Nelle parole di Guido Montanari, vicesindaco di Torino, si coglie meglio che da qualunque numero lo stato di salute (cagionevole) delle costruzioni. "Anche se non tutto va male come si vuol fare credere. Non mancano in città gli interventi in partenza o già partiti".
Da questo punto si sono mossi gli Stati Generali delle costruzioni del Piemonte, ospitati in mattinata a Restructura, presso l'Oval. Domanda debole, ma anche burocrazia e molto altro. Le insidie da evitare non mancano. I nemico da combattere pure. I dati più recenti di Banca d'Italia, d'altra parte, hanno già chiarito una situazione particolare nell'economia piemontese. Ripresa generale per il territorio, ma difficoltà ancora presenti per le costruzioni.
Dieci, in particolare, i punti che l'intera filiera ha voluto sottoporre alla politica (presenti molti parlamentari locali in maniera bipartisan) in quello che è un vero e proprio Manifesto. Dalle criticità del codice degli appalti a un Piano di sviluppo infrastrutturale, passando per la lotta all'illegalità (promuovendo invece le imprese qualificate) e la manutenzione del territorio, necessità ribadita purtroppo anche dai fatti recenti di cronaca. E ancora: consumo del suolo e demolizione e ricostruzione, incentivi fiscali tra ecobonus e sismabonus, ma senza dimenticare la cessione dei crediti d'imposta. Quindi il "fascicolo del fabbricato", l'accesso alla professione edile, l'impatto dell'impresa 4.0 e della digitalizzazione, fino a un evergreen come la semplificazione amministrativa.
Il mondo delle costruzioni, che secondo i dati Unioncamere Piemonte contava a settembre 66.493 aziende (erano 66.621 a giugno) prova a ripartire da qui.