Giovedì 23 novembre, a Napoli, durante la celebrazione del ventennale della legge n.285 “Disposizione per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza” si è tenuta la riunione d’insediamento della RETE NAZIONALE DI PROTEZIONE ED INCLUSIONE SOCIALE, un importante organismo voluto dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti.
Proprio quest’ultimo durante l’apertura dei lavori ne ha illustrato anche le finalità: “L’idea e l’obiettivo è di creare una RETE DI PROTEZIONE SOCIALE sull’esempio di quella attivata al momento della nascita della Protezione Civile, ovvero la costruzione di un’infrastruttura che costruisca l’organizzazione dei servizi socioassistenziali, che individui e adotti un metodo di lavoro, che sappia elaborare soluzioni e proposte a favore dell’inclusione attiva. Un coordinamento formato da tutti quei soggetti già attivi e protagonisti del welfare del nostro Paese, a cominciare prima di tutto dagli Enti Locali per poi estendersi a tutte le altre categorie del settore (associazioni, terzo settore, volontariato, organizzazioni sindacali, etc.). Oggi diamo un assetto ad un impianto già costituito e fatto di diverse leggi (ultime quelle sul Dopo di Noi e Reddito d’Inclusione Sociale), da una discreta dotazione finanziaria (da utilizzare sia per i servizi che per le strutture) ed una moltitudine di soggetti, vera colonna portante del nostro welfare.”
La riunione è poi continuata con l’illustrazione da parte del Direttore Tangorra del regolamento della RETE DI PROTEZIONE SOCIALE. All’organismo parteciperanno, oltre al Ministro Poletti e i delegati delle Regioni italiane, anche gli assessori alle Politiche Sociali delle Città Metropolitane e dei principali Comuni.
L’Assessore Augusto Ferrari, che ha partecipato alla riunione in rappresentanza della Regione Piemonte, è intervenuto durante i lavori affermando: “Prima di tutto mi preme dare la piena disponibilità da parte del Piemonte a vedere questa realtà come una delle priorità principali del proprio lavoro. La RETE DI PROTEZIONE E INCLUSIONE SOCIALE rappresenta un passo estremamente rilevante dal punto di vista delle modalità di costruzione delle politiche pubbliche di welfare del nostro Paese. Dal mio punto di vista, possiamo individuare tre punti di forza derivati dalla formazione di questo strumento e che possono rappresentare un cambiamento di paradigma e di modalità operative:
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La RETE DI PROTEZIONE SOCIALE ci permette di fare in modo che le politiche di welfare escano dal cono d’ombra della residualità.
Nonostante la legge 328, che costituisce una grande momento d’investimento anche culturale, e probabilmente a causa del “terremoto” provocato dalla crisi in cui siamo immersi dal 2008, le politiche di welfare a livello di agenda pubblica di fatto hanno vissuto una condizione di residualità, anche rispetto ai grandi colossi del mondo del lavoro e della sanità.
Dobbiamo riporre al centro dell’agenda pubblica del nostro Paese la ricostruzione del sistema neowelfare che rappresenta anche un’occasione di crescita complessiva del Paese.
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La spesa socioassistenziale dell’Italia non è poi così largamente inferiore alla media degli altri Paesi europei. Il problema è che la spesa sociale è debolissima rispetto al rafforzamento dei servizi territoriali e quasi tutta concentrata su erogazioni economiche passive gestite a livello centrale.
Con questa impostazione noi abbiamo l’opportunità di rovesciare questo paradigma: al centro ci stanno i sistemi territoriali e le istituzioni, in maniera integrata, hanno il compito di creare le condizioni perché questi sistemi comunitari possano svolgere fino in fondo le proprie potenzialità di benessere e di coesione sociale.
Per evitare che il rafforzamento dei sistemi territoriali si traduca anche in una disparità territoriali (perché è questo il vero rischio) abbiamo bisogno di un organismo di governo in cui i livelli istituzionali si confrontino in maniera stabile e sistematica sulle politiche e non soltanto sulla negoziazione dei margini possibili degli stanziamenti annuali.
Bisogna rafforzare la filiera istituzionale nella definizione delle politiche e quindi nel disegno di riforma del sistema di welfare come condizione essenziale per evitare che la pluralità e la ricchezza dei sistemi territoriali diventi disparità e frammentazione.
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La RETE DI PROTOZIONE SOCIALE identifica delle colonne portanti di questo lavoro sulla base dei fenomeni sociali che son in corso e che producono bisogno sociali rispetto ai quali le istituzioni e i servizi non riescono ad entrare in maniera organica e strutturata.
Se siamo uno dei Paesi con più aspettativa di vita tra i maggiori di Europa è evidente che abbiamo bisogno di intervenire con una politica per la non autosufficienza, per la cronicità e per la disabilità che sia all’altezza di questo fenomeno sociale.
Se è vero che oggi le trasformazioni del mercato del lavoro rappresenta uno degli elementi che ha generato nuove forme di vulnerabilità e di fragilità, dobbiamo di fronte l’esigenza di costruire un sistema che sia all’altezza di queste criticità.
Identificare il tema dell’integrazione tra lotta alla povertà e dell’esclusione e politiche del lavoro da una parte e il tema del sociosanitario dall’altra come due colonne portanti della riforma del welfare è un elemento di forza di questa progettualità. Le politiche di welfare hanno il compito di fare “i tessitori” di questa operazione e non soltanto i “soccorritori” quando arriva l’emergenza.Queste due colonne sono tenute insieme da un architrave, che è rappresentato dal piano sociale.
Tutto dipenderà dalla volontà politica di far funzionare questo strumento. La RETE DI PROTEZIONE SOCIALE deve divenire il cuore pulsante della riforma organica del sistema welfare italiano.”